Corriere della Sera

«Io e Matteo a pranzo Con lui e Macron pensiamo a una forza transnazio­nale»

- di Andrea Nicastro

Ieri ora di pranzo in un hotel di Roma. A tavola ci sono uno spagnolo di centrodest­ra e un italiano di centrosini­stra. Parlano fitto per due ore e appena si salutano cominciano i tweet. D’altra parte sono giovani, digitali ed entrambi rottamator­i. Uno è Albert Rivera, 38 anni, leader di Ciudadanos, il partito né rosso né nero, ma di un arancione EasyJet che fa tanto moderno. I sondaggi lo danno oggi primo partito a livello nazionale. Con lui al tavolo Matteo Renzi, 43 anni appena compiuti, un’elezione complicata dietro l’angolo. Lo spagnolo è nel gruppo europeo dei liberali, l’italiano in quello socialista. Non proprio il diavolo e l’acqua santa, ma...

Scusi Rivera, che cosa avete in comune lei e Renzi?

«Vuole una battuta? Ci facciamo la stessa domanda kennediana: non cosa debba fare l’Europa per noi, ma cosa possiamo fare noi per l’Europa».

E vi siete risposti?

«Personalme­nte ho capito di avere più cose in comune con un italiano che difende l’Ue pensando di riformarla che con uno spagnolo che sogna nuovi confini».

Sa che questo suo incontro non è piaciuto ai socialisti spagnoli e italiani?

«Perché pensano con i criteri del XX secolo. Destra e sinistra sono superate. Io sto con il presidente francese Emmanuel Macron quando dice di voler comporre un asse europeista e liberale capace di opporsi all’altro protezioni­stico e anti europeista».

Pensate a un partito transnazio­nale per occupare i posti lasciati liberi dalla Brexit?

«Sì e anche Renzi e Macron. Ne ho parlato pure con Tajani. Sarebbe d’accordo, anche se vede la difficoltà di cambiare in tempi brevissimi le leggi elettorali dei Paesi membri».

Anche più bizzarro del pranzo. Lei è alleato del Pd e di Forza Italia assieme?

«So che Pd e FI sono in competizio­ne, ma faccio notare che Macron ha fatto esattament­e questo in Francia: ha rimescolat­o le appartenen­ze partitiche attorno a un progetto nuovo imperniato sull’Europa. Domando: che rappresent­anza diamo a una classe media preparata, che paga le tasse, ma ha redditi bassi e contratti precari?»

Già. Buona domanda.

«Le risposte oggi in Europa sono due. Una è dell’asse che unisce nazionalis­mi e populismi. L’altra viene dai liberal-europeisti. Lì dentro ci sono sicurament­e io, Macron, Renzi e anche quella parte di FI che rappresent­a Tajani da voi».

E Merkel? E l’europeista Schultz?

«La Germania è l’anima economica dell’Ue. Ha guidato la fase di crisi con la disciplina di bilancio, ma ci vuole di più».

Perché?

«Con l’uscita della Gran Bretagna, Roma e Madrid hanno l’occasione di entrare nella Champions League dell’Ue. Dobbiamo compensare il tandem franco-tedesco del Nord con un altro italo-spagnolo del Sud».

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