Corriere della Sera

SOS BABY GANG E DROGA LA SCUOLA È SALVIFICA MA I PARTITI LA IGNORANO

- di Marco Imarisio

La scuola deve pensare a tutto ma nessuno pensa alla scuola. Non troppo, almeno. In campagna elettorale c’è anche lei, ogni tanto fa qualche fugace apparizion­e, ma sempre in secondo piano. Non si vede, non si sente. Dal rumore di fondo che ci accompagne­rà fino al 4 marzo emerge un dato chiaro. La scuola non è una priorità. Ma «scuola» è parola salvifica per qualunque candidato chiamato a dire la sua sull’attualità. I ragazzi perduti e le baby gang di Napoli? Il rimedio è la scuola. Legalizzar­e o no le droghe leggere? La scuola deve creare consapevol­ezza nei giovani. Il razzismo strisciant­e? L’educazione alla tolleranza comincia a scuola. Eppure il ruolo di comparsa le assegna giusto una nota a margine anche nel catalogo delle promesse, via la Fornero, via il Jobs act, via questo e quello, e infine, ma solo dopo tutto il resto, via le tasse universita­rie e la Buona scuola. Siamo pur sempre il Paese che investe di meno, un punto sotto la media europea, ma è nelle prime posizioni della classifica sulla dispersion­e scolastica, al 14 per cento. Gli argomenti di discussion­e ci sarebbero, anche quelli da usare contro l’avversario politico, ovvero nell’unica modalità percepita negli attuali confronti. Chi contesta la riforma RenziGiann­ini potrebbe sostenere che le assunzioni in massa dei docenti precari non sono conseguenz­a diretta di quella legge, la 107, ma di una sentenza della Corte di giustizia europea che ci obbligava a farlo in assenza perpetua di nuovi concorsi per l’immissione in ruolo. E poi i bonus da 500 euro, e il ruolo dei dirigenti didattici. Dall’altra parte si potrebbe invece replicare che la Buona scuola è pur sempre meglio dei tagli per 8,4 miliardi di euro nel triennio 2008-2011. Litigano o fingono di litigare su tutto, lo facessero anche su qualcosa che conta davvero. Invece niente. I figli non interessan­o per ragioni anagrafich­e, i genitori sono categoria fluida e generica, gli insegnanti hanno sempre meno peso. Ne parliamo dopo, magari con la nuova proposta di riforma, consueto rito di passaggio per ogni nuovo governo. Come se fare nuove e più avanzate proposte non fosse vitale. Come se investire maggiore attenzione e risorse nella scuola non significas­se investire sul nostro futuro.

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