Corriere della Sera

Di Segni: non vorrei che ci fosse un’altra Auschwitz

Il rabbino capo di Roma: temo nuove ondate d’intolleran­za

- di Aldo Cazzullo

«La migrazione incontroll­ata può provocare intolleran­za; ci andremmo di mezzo anche noi, e forse per primi. Non vorrei finisse con un’altra Auschwitz».

Rabbino capo religioso Di Segni, della lei più da 17 antica anni comunità è il quella di ebraica Roma. Com’era della diaspora, il ghetto quando lei era piccolo, subito dopo la guerra?

«Pieno di bambini. Papà era pediatra. Volevamo ricomincia­re, ma la ferita della Shoah era terribile. La razzia del 16 ottobre 1943 fu opera dei tedeschi. Ma poi furono gli italiani a far deportare altri mille ebrei». I suoi come si salvarono?

«Molti si sentivano al sicuro dopo aver versato l’oro ai nazisti. Mio padre Mosè ebbe una perquisizi­one in casa. Chiamò da un telefono pubblico un amico giornalist­a che lo mise in allerta. Non tornò nel ghetto, scappò con mia madre Pina a Serripola, una frazione di Sanseverin­o Marche». Anche sua madre era figlia di un rabbino.

«Nonno era il rabbino di Ruse, la città di Elias Canetti, sul Danubio. Fu salvato da re Boris, che disse a Hitler: gli ebrei bulgari non si toccano. Morì avvelenato, forse per mano nazista. Resistere, però, era possibile». Cosa pensa del ritorno delle spoglie di Vittorio Emanuele III? «Era meglio se rimaneva dove stava».

E della beatificaz­ione di Pio XII?

«Ho studiato la sua storia, e devo ribadire un giudizio severo. Non fece nulla per impedire la deportazio­ne. È vero che poi offrì rifugio a molti perseguita­ti». Suo padre fu partigiano.

«Medaglia d’argento. Combatté la battaglia più dura il 24 marzo 1944, mentre suo cugino Armando veniva ucciso alle Fosse Ardeatine. Gli altri cugini sono morti ad Auschwitz. Mamma era nascosta in un granaio con mio fratello Elio e mia sorella Frida. Venne il rastrellam­ento fascista, il prete andò ad avvisare la banda di mio padre, che arrivò appena in tempo. I fascisti scapparono».

Perché gli ebrei sono il popolo più antico al mondo? Perché sono stati perseguita­ti ovunque e da tutti?

«È una scelta del Padreterno: ci ha esposti a ogni rischio, e continua a farlo; e nello stesso tempo ha un impegno con noi per la nostra sopravvive­nza. Non lo dico io, lo dicono i profeti».

L’elezione Siete «Non il nel popolo è una senso sfida. eletto? di una È una presunta continua superiorit­à. messa alla prova. a una Non persona ti è consentito normale. quel Sei chiamato che è permesso a rispettare rischi che una questo disciplina comporta». particolar­e, con tutti i Marx, Freud, degli Einstein: ebrei? qual è il segreto dell’intelligen­za «Se ti in consideran­o modo diverso, diverso, anche finirai se non per sei comportart­i religioso; un e popolo l’evoluzione ricco nasce di eccessi, dalla in differenza. positivo e Siamo in negativo: che non lo ci sono». sono ebrei molto intelligen­ti, e altri È vero che san Francesco aveva origini ebraiche?

«Un libro lo afferma, ma non ne sono affatto sicuro. Senza fare paragoni, era ebreo don Lorenzo Milani». Lei ha detto: «Abbiamo sempre inventato cose che ci hanno portato via». Cosa intende?

«Le rivoluzion­i del primo ‘900 sono state fatte da ebrei, poi eliminati scientific­amente uno per uno, da Trotzky in giù. In Italia abbiamo avuto Modigliani e Treves, che fece il duello col Duce. Lo diceva già Malaparte: un ebreo può fare la rivoluzion­e, non comandare».

Lei ha biasimato l’Italia per aver votato contro il riconoscim­ento di Gerusalemm­e capitale di Israele. Perché?

«Perché è il riflesso della tipica posizione cristiana e più ancora musulmana per cui gli ebrei possono essere sottomessi o tollerati, mai sovrani, neppure a casa propria». Gerusalemm­e è anche la casa dei palestines­i.

«Me ne rendo conto. Ma Gerusalemm­e capitale non è un’invenzione di Trump. È una questione politica che risale al 1948. È una questione religiosa millenaria. Non dimentichi che i cristiani hanno fatto le crociate, e non per riportare gli ebrei a Gerusalemm­e: dove arrivavano i crociati, distruggev­ano le comunità ebraiche». Cosa pensa della politica di Netanyahu? «Non parlo di politica. Né israeliana, né italiana». Esiste ancora l’antisemiti­smo in Italia?

«C’è sempre stato, c’è, e ogni tanto riemerge in forme diverse. C’è l’idea religiosa che il popolo ebraico abbia esaurito la sua funzione, e debba vagare ramingo e disperso tra i popoli come punizione per non aver accolto la verità. E ci sono le curve degli stadi che deformano simboli per trasformar­li in offese, senza rendersene

conto; oppure rendendose­ne conto benissimo. Colpisce che non ci sia più inibizione a dichiarare simpatie fasciste». C’è anche un antisemiti­smo di sinistra? «Certo che c’è». Cosa pensa di Lotito?

«Scusi, ma lei e io ci siamo incontrati qui nella sinagoga di Roma, in una splendida mattina di sole, per parlare di Lotito?». E di Papa Francesco?

«È un Papa che sa ascoltare. Gli ho chiesto di non citare più i farisei come paradigma negativo, visto che l’ebraismo rabbinico deriva da loro; e l’ha fatto. Gli ho chiesto di non cadere nel marcionism­o, e mi pare ci stia attento». Cos’è il marcionism­o?

«L’idea — cara all’eretico Marcione e tuttora diffusa tra i laici che di religione sanno poco, come Eugenio Scalfari — che esista un Dio dell’Antico Testamento, severo e vendicativ­o, e un Dio del Nuovo, buono e amorevole. Ma Dio è uno solo. Ed è insieme il Dio dell’amore e il Dio della giustizia. Il Dio che perdona, e il Dio degli eserciti». Primo Levi criticò Israele dopo Sabra e Shatila.

«È vero, anche se la colpa fu di mancata vigilanza, non furono israeliani a massacrare i palestines­i. E comunque Se non ora quando è un libro molto sionista. Persino troppo, là dove si compiace per gli ebrei in armi». Lei non ha punti di disaccordo con Papa Francesco?

«Ne ho molti. Ad esempio il Papa fa passare la domenica come un’invenzione cristiana; ma se voi avete la domenica, è perché noi abbiamo il sabato. Quando Francesco è venuto qui in sinagoga voleva discutere di teologia. Gli ho risposto di no: di teologia ognuno ha la sua, e non la cambia; discutiamo di altro». Di migranti?

«Sui migranti noi ebrei siamo lacerati. La fuga, l’esilio, l’accoglienz­a fanno parte della nostra storia e della nostra natura. Ma mi chiedo: tutti i musulmani che arrivano qui intendono rispettare i nostri diritti e valori? E lo Stato italiano ha la forza di farli rispettare?». Si risponda.

«Purtroppo devo rispondere due no. Per questo sono preoccupat­o. L’Europa è nata dopo Auschwitz; non vorrei che finisse con un’altra Auschwitz. Non so chi sarebbero stavolta le vittime. So che la migrazione incontroll­ata può provocare una reazione di intolleran­za; ci andremmo di mezzo anche noi, e forse per primi».

è un L’arrivo problema di migliaia per gli di ebrei? migranti musulmani «Non Lei è solo andato per gli alla ebrei; moschea per tutti». di Roma, ma l’imam «Il rapporto non è venuto con l’Islam in sinagoga. è molto Come complesso. mai? Ci stiamo lavorando. Al corteo del mese scorso a Milano si sono sentiti slogan in arabo che inneggiava­no a Khaybar, la strage di ebrei fatta da Maometto. Ho ricevuto lettere private di scuse da parte di organizzaz­ioni islamiche; non ho sentito parole pubbliche». Cos’è per lei il Giorno della Memoria?

«Una data necessaria. Con rischi da evitare: l’assuefazio­ne, la noia, e alla lunga il rigetto di chi dice: “Non ne posso più di questi che stanno sempre a piangere”». Chi è per lei Gesù?

«Innanzitut­to, un ebreo. Conosceva la tradizione ebraica, ha predicato insegnamen­ti morali in gran parte condivisi dalla tradizione, in parte “eterodossi”. Ma per voi è il Messia, il figlio di Dio; per noi non lo è». Un falso Messia? «Non voglio usare questa espression­e. Per noi non è il Messia».

Cosa pensa delle leggi sulle unioni civili e sul fine vita?

«Lo Stato fa le leggi che ritiene; i credenti fanno quel che ritengono, spesso dopo averci chiesto consiglio. La sedazione profonda non è un problema; ma l’idratazion­e e la nutrizione non vanno interrotte. Mai». Voi rabbini potete sposarvi.

«Non possiamo; dobbiamo. Nella nostra visione, un uomo che non si sposa non è pienamente realizzato». Come immagina l’aldilà?

«Non è al centro delle mie preoccupaz­ioni. Noi crediamo che la vita non si fermi qui, in questo mondo, in questa dimensione. Per il resto abbiamo poche informazio­ni, ma confuse». Noi cristiani crediamo alla resurrezio­ne della carne.

«È un concetto ebraico, l’avete preso da noi. Ma non abbiamo un sistema ultraterre­no definito come il vostro, con il Paradiso, il Purgatorio, l’Inferno. C’è l’idea della punizione e del premio; del resto discutiamo da millenni. Voi pensate gli ebrei come un monolito; ma da sempre non facciamo altro che litigare». Dunque la lobby ebraica non esiste?

«In Italia “lobby” ha una connotazio­ne negativa, in America no: è un gruppo di espression­e che difende valori e interessi. E noi abbiamo valori e interessi da difendere».

Il Pontefice Francesco sa ascoltare Anche se ho molti punti di disaccordo con lui Quando è venuto in sinagoga voleva discutere di teologia, gli ho risposto di no: ognuno ha la sua

L’Islam

Mi chiedo: tutti i musulmani che arrivano qui intendono rispettare i nostri diritti e valori? E lo Stato italiano ha la forza di farli rispettare? Devo rispondere due no

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L’incontro Di Segni accoglie il Papa in visita alla sinagoga di Roma

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