Riconoscimento d’invalidità Sette mesi per la prima visita
In aumento le segnalazioni di ritardi, specie da parte di chi ha un tumore
Chi è alle prese con una patologia invalidante o un’emergenza, ancora oggi è spesso costretto a districarsi tra procedure burocratiche e lunghe attese, tra Asl e Inps, per ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile o dell’handicap, nonostante le norme in vigore prevedano iter più semplici e tempi più veloci rispetto al passato.
Sono in aumento le segnalazioni dei pazienti, soprattutto oncologici o affetti da tumori, patologie croniche e neurologiche degenerative, al PiT Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, come rileva il Rapporto 2017. In media si attendono sette mesi solo per essere convocati alla prima visita (andrebbe fatta entro 30 giorni dalla presentazione della domanda o, in caso di malattia oncologica, entro 15 giorni), nove mesi per ottenere il verbale e più di un anno prima che siano riconosciute le agevolazioni cui si ha diritto.
Che i tempi siano troppo lunghi lo dicono anche i dati della Corte dei Conti: nel 2015, tra la domanda di invalidità e l’erogazione di provvidenze si attendevano in media 178 giorni per l’invalidità civile, 227 per la sordità, 215 giorni per la cecità: tempi ancora lontani dall’obiettivo del termine massimo di 120 giorni dalla data della domanda. Nel frattempo, senza quei certificati non si possono ottenere i benefici cui si ha diritto quando viene riconosciuta la condizione di disabilità.
«C’è bisogno di un sistema che valuti il rispetto dei diritti che la normativa prevede, e non solo il “peso” economico delle invalidità» chiosa Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malatoCittadinanzattiva. Altri disagi segnalati riguardano l’esito dell’accertamento: in un caso su quattro è considerato inadeguato rispetto alle proprie condizioni di salute, per esempio quando l’indennità di accompagnamento, anche se richiesta dal medico curante o dallo specialista, non è riconosciuta a una persona non autonoma che ha bisogno di assistenza per le normali attività quotidiane.
«Inoltre — continua Aceti — le segnalazioni evidenziano criteri più rigidi nell’assegnazione delle percentuali di invalidità e dello stato di han- dicap grave. Per esempio, il mancato riconoscimento dell’articolo 3, comma 3 della Legge 104 significa minori tutele in ambito lavorativo per il paziente e i suoi familiari».
Il Rapporto PiT Salute registra un calo delle segnalazioni dei pazienti riguardo alle visite di rivedibilità, fatte cioè per controllare la condizione di invalidità o handicap. Ma, in molti casi, si tratta di disagi affrontati da persone con patologie gravi e irreversibili che non avrebbero dovuto essere convocate, in quanto esonerate dalla rivedibilità in base alla legge 80/2006. Capita anche che alcuni cittadini, chiamati alla visita di controllo, si vedano sospesi i benefici acquisiti (assegni, indennità o permessi e congedi lavorativi) nel periodo che intercorre tra la scadenza del certificato di invalidità civile o di handicap e la nuova visita di revisione, nonostante sia vietato dalla Legge 114/2014.
Ma quali strumenti ha il cittadino per tutelarsi? Per esempio: se si è affetti da un tumore che cosa fare in caso di mancata convocazione a visita medica entro 15 giorni dalla presentazione della domanda? O se si viene richiamati a visita di rivedibilità, pur avendo i requisiti per essere esonerati? E se vengono sospesi i benefici in attesa della visita di controllo? «A supporto dei cittadini che devono far valere i propri diritti — riferisce Aceti — abbiamo predisposto moduli specifici di autotutela con i riferimenti normativi per ogni fattispecie, da inoltrare alle autorità competenti (in genere: ufficio medico legale Inps, direttore generale Asl, Assessorato regionale alla sanità). Il facsimile si può trovare sul sito di Cittadinanzattiva o richiedere al PiT Salute».