Il Fmi all’Italia «Non frenate sulle riforme»
La crescita 2018 viene portata all’1,4%. Il Pil mondiale salirà del 3,9%. Il direttore generale del Fmi Lagarde: ripresa soprattutto ciclica, rimangono molte incertezze nel settore finanziario
L’Italia riaggancia il treno della crescita e incassa una promozione da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi) che alza la stima di crescita del nostro Paese: nell’aggiornamento del World Economic Outlook, presentato a margine dei lavori di Davos, il Fmi prevede ora un’espansione dell’1,4% nel 2018 e dell’1,1% nell’anno successivo. Ma mette in guardia: «Il voto non freni le riforme».
Inclusivo, a sorpresa, DAVOS sembra l’aggettivo più usato al World Economic Forum, che si apre questa mattina a Davos, tradizionalmente visto come un club per i ricchi e le elite del pianeta. E forse serve a mitigare il grande ottimismo che quest’anno accompagna top manager e banchieri. (Il 57% dei cCeo mondiali si dice fiducioso sulle prospettive dell’economia globale, quasi il doppio rispetto all’anno scorso — gli italiani sono addirittura il 59% — secondo il consueto sondaggio di PwC su 1.300 top manager in 85 Paesi, diffuso ieri a Davos).
Non c’è solo Oxfam a denunciare le ineguaglianze, per cui l’82% dell’incremento della ricchezza globale l’anno scorso è finito nelle tasche dell’1% della popolazione più ricca. Il Wef ieri ha pubblicato l’Idi, il nuovo Indice dello sviluppo sostenibile che tiene conto degli standard di vita, della sostenibilità ambientale e della protezione delle generazione future da un indebitamento ulteriore, insistendo che il Pil non è più sufficiente a misurare il successo di una nazione.
Christine Lagarde, che ha scelto il Forum di Davos per aggiornare il World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, ieri lo ha ribadito con insistenza. La crescita dell’economia globale è «sincronizzata e ancora più robusta rispetto alle attese», grazie agli Stati Uniti e al miglioramento della zona euro (Italia compresa, nononstante le incertezze legate alle elezioni e l’alto debito pubblico), afferma il direttore generale del Fmi. Ma subito mette in guardia dall’autocompiacimento: «Dovremmo essere incoraggiati, ma non interamente soddisfatti» dalla situazione, dal momento che «molte persone sono rimaste escluse dalla crescita economica». E anche perché si tratta di «una ripresa soprattutto ciclica», e «rimangono molte incertezze» nel settore finanziario.
Ecco i numeri. A livello globale, le nuove stime del Fmi prevedono un aumento del Pil del 3,9% sia nel 2018 che nel 2019 (+0,2% entrambi gli anni). Oltreoceano la riforma delle tasse voluta da Donald Trump farà correre gli Usa, dove la crescita arriverà al 2,7% nel 2018 (+0,4%) e al 2,5% (0,6%) l’anno dopo. Nella zona euro il Pil crescerà del 2,2% quest’anno e del 2% il prossimo, lo 0,3 in più ogni anno. Il miglioramento vale anche per l’Italia, dove il Pil è indicato all’1,4% nel 2018 e all’1,1% nel 2019.
Sono «buone notizie» e i prossimi anni promettono la migliore crescita dal 2008. Ma «lo slancio attuale è legato alla convergenza di fattori che potrebbero non durare», precisa Maurice Obstfeld, capo economista del Fmi. «La crisi finanziaria mondiale può sembrare dietro di noi, ma senza misure rapide per eliminare gli ostacoli strutturali alla crescita, per permettere una crescita condivisa in modo più equo e per erigere barriere di protezione e resistenza (alle crisi), la prossima congiuntura negativa arriverà più velocemente del previsto e sarà più difficile da combattere», spiega. Mentre aumenta il rischio di una correzione sui mercati, proprio nel momento in cui le Borse galoppano e Wall Street moltiplica i record. Di certo le tensioni geopolitiche in Asia e in Medio Oriente non aiutano, ma preoccupano il Fmi anche le incertezze politiche in alcuni Paesi, tra cui l’Italia alle prese con nuove elezioni, che potrebbero rallentare le riforme strutturali. E rendere meno inclusiva la crescita. (Il nostro Paese è al 27° posto su 29 tra le economie avanzate, secondo l’Idi).