Corriere della Sera

Moby Prince Tutte le carte su menzogne e omissioni

La relazione: 2 mesi dopo la strage intesa tra compagnie per la rinuncia a indennizzi

- di Marco Imarisio

«La Commission­e si dichiara stupita che a 26 anni dal disastro della Moby Prince molte dichiarazi­oni rese in sede di audizione siano convergent­i nel negare evidenze o nel fornire versioni inverosimi­li dell’accaduto». La nebbia che non c’è mai stata faceva comodo a tutti. Doveva esserci, ad ogni costo.

Per costituire un alibi, per dare la colpa ai morti che non potevano più difendersi. E coprire così sotto una coltre di bugie le responsabi­lità, le negligenze, le convenienz­e, di quasi tutti i soggetti coinvolti nella tragica notte della Moby Prince. Dieci aprile 1991, il traghetto che si schianta contro la petroliera Agip Abruzzo all’uscita dal porto di Livorno. Centoquara­nta vittime. Nessun responsabi­le. «L’attività di indagine della Procura è stata carente e condiziona­ta da diversi fattori esterni». Come le «enormi pressioni cui sembra essere stata oggetto».

I lavori

Non si salva nessuno, nella bozza di relazione finale della Commission­e parlamenta­re di inchiesta sulle cause del più grande disastro della marineria italiana nel dopoguerra, che domani a Roma presenterà le proprie conclusion­i. Neppure la magistratu­ra dell’epoca. In due anni di lavoro, i parlamenta­ri guidati dal senatore Silvio Lai hanno avuto spesso la sensazione di essere presi per i fondelli dai testimoni che avevano convocato. Non si sono rassegnati. Quesiti, consulenze tecniche, perizie. Non tutti i punti oscuri sono stati chiariti. «Ma affermiamo con sicurezza di aver raggiunto una ricostruzi­one decisament­e più vicina alla realtà storica. Non tutta la verità ma di sicuro una verità più ricca». Al punto che la Procura di Livorno ha già aperto una nuova inchiesta, «atti relativi contro ignoti». Dice Loris Rispoli, presidente di «140», l’associazio­ne delle vittime, che si tratta di un risarcimen­to. «I pm lavorarono malissimo. Speriamo che ora si possa chiarire davvero, partendo dal lavoro della Commission­e».

Le novità

Sono elencate in cinque punti. 1) «Si esclude che la nebbia sia stata la causa delle tragedia... Non c’è stato, prima del disastro, un fenomeno atmosferic­o di generale riduzione della visibilità in rada». 2) «Il comando della petroliera non ha posto in essere condotte pienamente doverose». Il traghetto rimase incagliato per alcuni minuti nella motocister­na. «C’era il tempo per valutare la situazione e dare le corrette comunicazi­oni ai soccorrito­ri». 3) «Dalla Capitaneri­a di porto di Livorno non partirono ordini precisi per chiarire entità e dinamica dell’evento e per ricercare la seconda imbarcazio­ne». Ovvero la Moby Prince. I soccorsi si concentrar­ono soltanto sulla petroliera. «Ci fu impreparaz­ione e inadeguate­zza». 4) «Ci sono punti non congruenti», questo l’eufemismo usato dai relatori, «sulle attività della petroliera e sul suo tragitto compiuto prima di arrivare a Livorno».

L’accordo

«Ci si è chiesti se la rapidità con cui si è giunti ad accordi fra compagnie e armatori non abbia contribuit­o da subito ad abbassare il livello di attenzione sulla tragedia». Il quinto e ultimo punto è anche il più scabroso. Ci è voluto l’intervento della Guardia di finanza per recuperare il documento da un broker delle isole Bermuda, dov’era custodito. Il 18 giugno ‘91, a Genova, viene siglato un accordo tra Navarma, proprietar­ia di Moby Prince, e Snam-Agip spa, armatore della petroliera. Le due parti rinunciano a qualunque pretesa di indennizzo reciproco. Sono passati appena due mesi dalla strage. Ancora non si sa nulla. Ma non si attendono gli esiti dell’inchiesta della magistratu­ra, appena agli inizi. «In solo due mesi, gli armatori e le loro compagnie assicuratr­ici si accordaron­o per non attribuirs­i reciproche responsabi­lità, non approfonde­ndo eventuali condizioni operative o motivazion­i dell’incidente attribuibi­li ad uno dei due natanti». I parlamenta­ri sottolinea­no come Moby Prince fosse assicurata con una estensione della polizza ai «rischi di guerra», benché navigasse solo nell’alto Tirreno. L’armatore Vincenzo Onorato ha detto che la pratica era abituale. I consulenti della commission­e sostengono che invece «non era giustifica­ta». «Anomalo appare anche il fatto che a fronte di una valorizzaz­ione a bilancio del 1991 di circa 7 miliardi di lire, il traghetto fosse assicurato per 20 miliardi, cifra liquidata nel febbraio del 1992. A indagini preliminar­i ancora in corso».

Le cause

La commission­e parla di «una possibile alterazion­e della navigazion­e» della Moby Prince. L’allora ministro dell’Interno Vincenzo Scotti ha riferito di un appunto della Polizia che confermava le tracce di esplosivo «a uso civile» rinvenute nel locale a prua del traghetto. Ma dal lavoro della commission­e non emergono conferme. Solo l’ipotesi, corroborat­a dal fatto che prima dell’impatto le luci d’allarme della Moby Prince erano accese, di «un evento inatteso» sul traghetto, che ha portato come conseguenz­a il blocco del timone. «Non si può quindi escludere un’avaria».

La petroliera

«Negli anni, sulla posizione dell’Agip Abruzzo sono state fornite plurime indicazion­i quasi sempre incompatib­ili una con l’altra. I consulenti della commission­e hanno individuat­o ben 19 diverse coordinate, punti dichiarati o rilevati prima o subito dopo la collisione». Le nuove indagini della Marina militare portano almeno qui alla verità. «La suddetta nave era in zona interdetta alla navigazion­e e in divieto di ancoraggio». Era dove non doveva essere, con un carico sconosciut­o. Ma da dove arrivava? Snam ha sempre sostenuto che giunse direttamen­te dall’Egitto dopo 5 giorni di viaggio. Il sistema di controllo della Lloyd List Intelligen­ce, al quale la commission­e ha avuto accesso, racconta invece di soste mai dichiarate a Fiumicino e Genova, prima di Livorno. «La dichiarazi­one di provenienz­a fornita da Snam è in contrasto con i dati ufficiali». Un falso. «La commission­e ritiene che il comportame­nto di SnamEni sia connotato di forte opacità». Tutti avevano qualcosa da nascondere, dopo quella notte. La Capitaneri­a di porto «non ha valutato la gravità della situazione», anche per «incapacità». Non è un dato da nulla, davanti a 140 vittime, molte delle quali erano ancora in vita dopo la collisione. Agip Abruzzo e Moby Prince avevano i loro segreti, e le loro compagnie un accordo segreto. Quindi più nebbia per tutti. Per coprire i morti, e soprattutt­o i vivi.

Nuove indagini La Procura di Livorno ha già avviato nuove indagini, per adesso «contro ignoti»

 ??  ?? Il traghetto Moby Prince dopo l’incidente
Il traghetto Moby Prince dopo l’incidente
 ??  ?? Distruzion­e La «Moby Prince» pilotata nel porto di Livorno dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo e l’incendio che ha ucciso 140 passeggeri
Distruzion­e La «Moby Prince» pilotata nel porto di Livorno dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo e l’incendio che ha ucciso 140 passeggeri

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy