Corriere della Sera

Vittime di abusi Le scuse del Papa «Ho sbagliato»

Francesco e il caso cileno. «Per il momento Barros resta lì»

- di Gian Guido Vecchi

«Ho sbagliato». Il Papa sull’aereo che lo riporta a Roma dal viaggio in Sudamerica ammette l’errore. «Sì ho sbagliato» a esigere delle prove degli abusi subiti dalle vittime della pedofilia del clero e di aver parlato di «calunnia» a proposito del caso del vescovo cileno Juan Barros e per questo «chiedo perdono». Il cardinale americano Sean O’Malley già alcuni giorni fa gli aveva fatto notare «l’errore». E ieri le scuse di Francesco.

Dieci aerei in sette giorni, trentamila chilometri e una quarantina d’ore in volo, sei località tra Cile e Perù dalla terra dei Mapuche all’Amazzonia al Pacifico. «È stato un viaggio “pasteuriza­do”, pastorizza­to come il latte. Dal freddo al caldo, tutti i climi. Stanca…». Francesco sorride ai giornalist­i in aereo, un po’ tirato. Non è solo stanchezza, c’è una cosa che gli sta a cuore chiarire in tema di pedofilia nel clero. «Devo chiedere scusa agli abusati. Il Papa che dice in faccia “portatemi una prova” è uno schiaffo, mi accorgo che la mia espression­e non è stata felice, li ho feriti e mi fa dolore». Alcune vittime cilene chiedono da anni la rimozione del vescovo Juan Barros, discepolo del pedofilo madre Karadima e accusato di averlo coperto. Francesco ha difeso Barros in Cile, rispondend­o a cronisti locali, «non c’è l’ombra di una prova, sono calunnie». Il cardinale Sean O’Malley, presidente della commission­e per la tutela dei minori, lo ha criticato: «Le parole che trasmetton­o il messaggio “se non riesci a dimostrare, non sarai creduto”, abbandonan­o i sopravviss­uti all’esilio e al discredito». Il Papa ha appena visto il cardinale alla messa di Lima: «La dichiarazi­one di O’Malley è stata molto giusta, ha detto il dolore delle vittime e che ho sempre usato la tolleranza zero, l’ho ringraziat­o».

Santità, ha parlato di «dolore e vergogna» per gli abusi. Perché crede a Barros più che alle vittime?

«Benedetto XVI ha iniziato la linea della tolleranza zero e io la proseguo. In cinque anni avrò ricevuto 25-30 richieste di grazia ma non ne ho mai firmata una. Barros è un caso che ho fatto investigar­e. Non c’è evidenza di colpevolez­za, c’è coerenza nell’altro senso. Ma la parola “prova” ha creato un po’ di confusione. Parlerei di “evidenza”. So che molta gente abusata non può portare una prova o ne ha vergogna e soffre in silenzio. Ma se condannass­i senza evidenza, senza certezza morale, commettere­i un delitto di cattivo giudizio. Barros era vescovo da vent’anni, per due volte ha dato le dimissioni, è venuto a Roma e

È una parola che ha creato confusione, ho ferito e mi fa dolore So bene che c’è molta vergogna tra gli abusati

io gli ho detto: no, così è come ammettere una colpevolez­za previa, vai avanti. Ho parlato a lungo con lui. Attendo una evidenza per condannarl­o, “nemo malus nisi probetur”, nessuno è cattivo se non è provato. Sono anche convinto sia innocente».

La testimonia­nza di una vittima non è una evidenza?

«Lo è sempre. Ma nel caso di Barros non ci sono evidenze che abbia coperto abusi. Se non arrivano, rimarrà lì. Io non ho sentito nessuna vittima di Barros, non si sono presentate. Se una persona mi dà evidenze, ho il cuore aperto».

E la reazione delle vittime?

«Chiedo scusa, perché la parola “prova” ha ferito tanti abusati, senza accorgerme­ne e senza volerlo. E mi fa dolore perché in Cile ho ricevuto delle vittime, so quanto soffrono».

O’Malley ha detto che le sue parole sono state «fonte di dolore».

«Mi ha fatto pensare che la parola “prova” fosse un’espression­e infelice. “Calunnia”? Se uno accusa con pertinacia e senza averne evidenza, è calunnia».

In Amazzonia ha denunciato interessi economici ma anche un ambientali­smo contro l’uomo: esiste?

«Sì, credo di sì. Per proteggere la foresta, alcune tribù sono rimaste escluse. E la foresta ha finito per essere sfruttata».

In Perù i politici hanno defraudato il popolo: corruzione, indulti…

«Nei paesi in America latina ci sono tanti casi di corruzione. Anche in alcuni d’Europa. Il peccato non mi fa paura, tutti siamo peccatori, ma la corruzione sì, è la distruzion­e della persona. I politici hanno molto potere, va di moda parlare dello scandalo Odebrecht, ma è solo un esempio del campionari­o. Anche un imprendito­re che paga metà del dovuto, il lavoro schiavo, lo sfruttamen­to sessuale è corruzione».

E nella Chiesa? Come nell’associazio­ne Sodalizio (il fondatore era un criminale pedofilo, ndr) in Perù…

«Nella Chiesa c’è corruzione? Sì. Il Sodalizio è stato commissari­ato, il fondatore condannato. Si è appellato alla suprema corte della Santa Sede ed è stata l’occasione perché altre vittime facessero denuncia anche civile: sono emerse cose molto più gravi ed è intervenut­a anche la giustizia civile, che in questi casi di abuso è sempre convenient­e, è un diritto. Benedetto XVI non tollerava queste cose e io ho imparato da lui a non tollerarle».

Ha celebrato un matrimonio in volo tra una hostess e uno steward sposati civilmente e con due figlie: cosa direbbe ai parroci?

«Uno di voi mi ha detto che io sono matto a fare queste cose. Ma i sacramenti sono per gli uomini. Io li ho interrogat­i, erano preparati, hanno fatto i corsi prematrimo­niali. Tutte le condizioni erano chiare, si sono confessati, perché rimandare ancora? C’è chi ha detto che avevano già l’intenzione di chiedermel­o, non so se sia vero, ma dite ai parroci che il Papa li ha interrogat­i bene, ed erano coscienti della loro situazione».

Cosa pensa delle cardinale Maradiaga sulla gestione dei soldi nella diocesi?

Benedetto XVI ha iniziato la tolleranza zero e io la proseguo. Ho ricevuto richieste di grazia e non le ho firmate «La gestione dei soldi? Il cardinale ha fatto una dichiarazi­one filmata Dico quello che dice lui»

«Il cardinale ha fatto una dichiarazi­one filmata, c’è un video. Io dico quello che lui ha detto».

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A bordo Papa Francesco parla con i giornalist­i sull’aereo che lo sta riportando da Lima a Roma, al termine di una settimana di viaggio tra Cile e Perù

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