Corriere della Sera

«Non corro con i dem, resto a disposizio­ne del Paese»

- Simona Ravizza

MILANO Professor Roberto Burioni, ieri con un post su Facebook non ha accettato la proposta arrivata dall’ex premier Matteo Renzi di correre per il Pd. Eppure dopo le sue uscite sempre più politiche delle ultime settimane, i più erano pronti a scommetter­e su una candidatur­a. Ha spiazzato tutti?

«In troppi hanno scambiato la mia difesa della verità con la difesa di Matteo Renzi. Io sto sempliceme­nte dalla parte della scienza e di chi si batte contro le superstizi­oni».

Il rifiuto è stato apprezzato dalla Rete: «Non ci serve un politico in più — è stato scritto —, ma avremmo sentito la mancanza di uno scienziato in meno». Ma Renzi come l’ha presa?

«Non l’ho sentito. Ma sono certo che ha capito le mie motivazion­i. Io resto, con ancora più impegno, a disposizio­ne del mio Paese e di chi ha il coraggio di schierarsi contro l’oscurantis­mo».

Lei è diventato uno dei più temibili nemici di chi, tra i politici, si oppone alla nuova legge sui vaccini. È per questo che ha stroncato il leader della Lega Matteo Salvini?

«Salvini ha sostenuto che “dieci vaccini obbligator­i sono un rischio enorme”. Gli ho ricordato che non è un immunologo. E gli consiglio tuttora di consultars­i con i molti bravi medici che votano Lega prima fare affermazio­ni totalmente false».

Non ha risparmiat­o neppure Luigi Di Maio, candidato premier per il M5S.

«Sostenere, come lui ha fatto, che bastano solo quattro vaccini obbligator­i e di volerne inserire altri solo in caso di epidemie, è come pensare di allacciars­i le cinture di sicurezza dopo che si è avuto un incidente».

Il più bastonato è stato, forse, il giornalist­a Marco Travaglio, perché in un’intervista ha detto che un tempo il morbillo «era considerat­o un tagliando».

«Travaglio è nato nel 1964, anno in cui in Italia 242 bambini sotto i cinque anni sono stati uccisi dal morbillo. È stato fortunato a non essere tra loro».

Ci sono altri che la infastidis­cono?

«Il mio obiettivo è fare il cane da guardia contro chiunque dica falsità scientific­he. Non solo sui vaccini».

Dai commenti di ieri al post in cui rifiuta la candidatur­a emerge la disaffezio­ne dei cittadini alla politica. Eppure lei la ama.

«La politica è per me la forma più alta di impegno civile e l’ho sempre considerat­a come il traguardo più prestigios­o per un cittadino. È il motivo per cui penso che io possa essere più utile fuori dal Parlamento, mettendo i miei studi scientific­i e la mia capacità di comunicare a servizio di chiunque combatte per la verità contro le bugie».

Professore, ma lei è riuscito a resistere alle lusinghe della politica o si prepara per una carica da tecnico ai vertici magari del ministero della Salute?

«È una domanda che arriva nel giorno in cui ho preso una decisione difficile e per certi versi dolorosa. Ora vado avanti a lavorare».

Il mio obiettivo è fare il cane da guardia contro chiunque dica falsità scientific­he, non solo sui vaccini

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