Corriere della Sera

«Silvio, quel plaisir! Qui è casa tua» L’abbraccio di Juncker è una rivincita

I vertici popolari contano su un centrodest­ra forte: lui può rivincere

- di Marco Galluzzo

Si era sentito tradito. BRUXELLES I traditori erano la nomenklatu­ra del Ppe. Avevano addirittur­a accolto Mario Monti, per una breve stagione, al suo posto. Un’onta, per il Berlusconi relegato ai margini della politica italiana, condannato, interdetto dal Parlamento. E lui aveva smesso di andare alle riunioni, a Bruxelles.

Ieri è stata insieme una rivincita personale e un ritorno a casa: «Silvio! Quel plaisir!», lo ha accolto Jean-Claude Juncker, con un abbraccio che è stato caloroso quanto quello dell’intero Ppe. «Qui sei a casa tua», gli ha fatto eco il segretario generale del Partito popolare europeo, Antonio Lopez.

Era quello che Berlusconi voleva, cercava, ed in fondo era stato organizzat­o. Un ritorno, anche se in una casa che talvolta ha storto il naso sull’ingombrant­e ospite italiano. E poco importa che Juncker non l’abbia visto con i crismi dell’ufficialit­à, sono «pettegolez­zi elettorali», dicono nello staff del presidente europeo, mentre rimarcano la sostanza e non la forma, e ovvero che «l’incontro è stato fra due politici attivi sulla scena, due amici che si conoscono bene e che potranno ancora lavorare insieme, nessun mistero e nessun’altra interpreta­zione».

Del resto questo conta per la dirigenza del Ppe: avere un centrodest­ra forte in Italia, dunque avere ancora più peso a Bruxelles e Strasburgo. E Berlusconi, che se dovesse vincere non andrebbe nemmeno a Palazzo Chigi, è anche un mezzo. Lo dice apertament­e e lo fa capire anche Antonio Lopez Isturiz, che non solo lo accoglie in modo caloroso, ma gli fa anche i compliment­i, «bene, benissi- mo, avete anche riportato dentro la coalizione del centrodest­ra i vecchi democristi­ani».

E questo mentre l’ex Cavaliere fa a sua volta i compliment­i alla Merkel, ad un altro membro della grande famiglia del Ppe, «con cui abbiamo sempre lavorato bene insieme e con la quale abbiamo eccellenti rapporti e che porta enorme autorevole­zza a tutto il Partito popolare europeo».

Ci saranno insomma le differenze nazionali, i rapporti talvolta ruvidi fra i leader, le incomprens­ioni del passato, ma c’è anche un codice preciso, fatto di pragmatism­o e precedenti, un codice che a Bruxelles fa parte delle regole del gioco e che plasma le famiglie di potere in due sponde: da una parte i socialisti, dall’altra i popolari.

«Non solo può rivincere, ma è uno dei nostri», è la sintesi dei vertici del Ppe.

Berlusconi da politico navigato ha ricambiato l’accoglienz­a come da protocollo: si è concesso qualche battuta, «non mi accorgo di invecchiar­e, a forza di lavorare», è scivolato su un lapsus personale («ho portato Putin dentro la Nato»), ma soprattutt­o, ed è quello che conta e che i suoi interlocut­ori volevano ascoltare, si è dichiarato europeista autentico. Ha difeso la regola del 3%, ha rimarcato che la Grande coalizione tedesca è una buona notizia per tutta la Ue, ha aggiunto che non c’è futuro senza le istituzion­i comunitari­e. Sarà anche alleato di Salvini, ma se ha detto al Corriere che la «Ue non deve interferir­e con le elezioni italiane», concetto ieri ripreso dal Financial Times, è anche vero che lui stesso non può permetters­i di fare l’euroscetti­co, se avrà bisogno del Ppe per governare.

Insomma «l’Europa è imprescind­ibile» dice sorridendo Berlusconi nella capitale belga, mentre Le Monde scrive che lui stesso «è incandidab­ile, ma imprescind­ibile», e come tale lo riaccoglie la famiglia politica europea. La cena nell’albergo dove ha soggiornat­o per tanti anni, l’ex Conrad, ora Steigenber­ger Wiltcher’s, con Manfred Weber e Lorenzo Cesa (un tedesco, capogruppo in Parlamento dei popolari, insieme ad un intramonta­bile democristi­ano italiano) sancisce, anche in modo plastico, che tutto si tiene, all’insegna della concretezz­a, nelle istituzion­i dell’Unione.

Non per caso Jean-Claude Juncker, accanto ad Antonio Tajani, rimasti soli per 30 minuti, senza staff, lo ha ringraziat­o per l’ennesima volta: «Per il tuo appoggio quando sono stato eletto». È la famiglia del Ppe.

Benissimo, avete riportato dentro la coalizione di centrodest­ra i vecchi democristi­ani Antonio Lopez Isturiz segretario Ppe Con Merkel abbiamo sempre lavorato bene, lei porta enorme autorevole­zza al Partito popolare europeo Silvio Berlusconi

 ??  ?? A Bruxelles Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, 81 anni, ieri ha incontrato il presidente della Commission­e Ue Jean-Claude Juncker, 63 anni
A Bruxelles Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, 81 anni, ieri ha incontrato il presidente della Commission­e Ue Jean-Claude Juncker, 63 anni

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