La critica dei vescovi alla politica: immorali le promesse irrealizzabili
E su Fontana: le parole sulla razza ricordano il fascismo. L’affondo sul fine vita
«Due facce della stessa ROMA medaglia, due campi complementari e non scindibili». Per il cardinale Gualtiero Bassetti — che è presidente della Cei, la conferenza dei vescovi italiani — i «cattolici in politica» devono «aver cura», allo stesso modo, «dei poveri e della difesa della vita», due temi i cui valori sono ritenuti «speculari». Opinione espressa nel corso di una prolusione al Consiglio della Cei, nel quale il cardinale valuta negativamente il riemergere dei discorsi sulla «razza» e le paure sui migranti che rischiano di diventare «xenofobia». E durante il quale lancia tre parole come linea guida pastorale sulla politica: «Ricostruire, ricucire, pacificare».
Il cardinale si riferisce esplicitamente e criticamente a una legge dello Stato, quella sul consenso informato, e ai Dat. E spiega: «Non è in alcun modo giustificabile chiudere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il tutto. Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una schiava della prostituzione hanno la stessa necessità di essere difesi nella loro incalpestabile dignità personale. E di essere liberati dalla schiavitù del commercio del corpo umano, dall’affermazione di una tecnoscienza pervasiva e dalla diffusione di una mentalità nichilista e consumista». Poi conclude che «la vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia».
La raccomandazione del cardinal Bassetti arriva come la terza delle «tre indicazioni ai cattolici in politica» che vuole esprimere nel discorso. La prima è quella di «vivere con gratuità e spirito di servizio». La seconda è «guardare a una stagione alta e nobile del cattolicesimo politico italiano».
Bisogna reagire a una cultura della paura che non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti. Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese Gualtiero Bassetti presidente della Cei
La terza: «Abbiate cura, senza intermittenza, dei poveri e della difesa della vita». Il cardinale non teme di entrare nella carne viva della politica, pur da una prospettiva pastorale. Certo, «la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico» ma non rinuncia a intervenire su temi politici. E a invitare, innanzitutto a «superare ogni motivo di sfiducia e di disaffezione per partecipare alle urne con senso di responsabilità». Ma anche a dichiarare quanto rimanga «immorale lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere».
Altrettanto immorale è speculare sulle paure della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti». Non solo: «Bisogna reagire a una cultura della paura che, seppure in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente». Il riferimento è chiaramente alle parole del candidato della Lega in Lombardia, Attilio Fontana, sulla «razza bianca a rischio estinzione».
A stretto giro arriva la risposta, conciliante, di Matteo Salvini: «Non lo vedo come un attacco. Anzi ho chiesto di incontrare monsignor Bassetti per spiegare le reali posizioni della Lega e per garantire l’integrazione, il rispetto delle regole, la convivenza civile. Noi non siamo razzisti». Meno conciliante Roberto Calderoli: «Ho già detto che la Chiesa non dovrebbe fare politica. Ma se proprio la vuole fare e continua a invocare l’accoglienza per i migranti, allora potrebbe cominciare con l’accoglierli nello Stato del Vaticano, dando il buon esempio a tutti». Il centrista Maurizio Lupi sceglie invece di cogliere un elemento positivo: «La politica è una dimensione essenziale della convivenza civile se è orientata al bene comune».