Corriere della Sera

Il rammarico del preside per la fuga di notizie «Vittima poco protetta»

Il dirigente: del genitore lo ha saputo in classe

- di Rinaldo Frignani

Gli occhi arrossati per CASSINO la stanchezza e la tensione. Ma anche per lo sconcerto di aver appreso solo da un paio d’ore che il padre di una sua alunna si è tolto la vita. E non uno qualunque, ma un papà accusato di abusi sessuali sulla studentess­a e segnalato alla polizia a dicembre proprio dal dirigente scolastico.

Preside, quel tema ha fatto scoprire tutto.

«Non era un compito casuale. L’insegnante di italiano ha deciso che fosse il caso di proporre una traccia del genere perché nella classe della quattordic­enne c’era una situazione di disagio. Ma non è stata proposta solo quella, ce n’erano anche altre disponibil­i. Insomma, quella di confessare alla madre un episodio mai raccontato prima è stata una scelta della ragazza. Evidenteme­nte aveva qualcosa da dire».

Lei ha subito ritenuto veritiero quel racconto?

«Diciamo che quando l’ho letto, visto quello che c’era scritto, non ho esitato un attimo. Ma prima di andare alla polizia ho voluto rendermi conto di quello che aveva da dire la madre per non mettere nei guai qualcuno che non c’entrava. Lei mi ha raccontato che il marito aveva avuto atteggiame­nti simili in passato nei confronti di un’altra ragazza, e allora ho creduto che la storia fosse reale, una questione di sensazioni percepite. E sono andato in commissari­ato».

E in quel modo ha pensato di salvare la giovane?

«Il mio è stato l’atto dovuto di un dirigente della pubblica amministra­zione che ha il dovere e l’obbligo di avvisare le autorità davanti a un reato. Nulla di eccezional­e. D’altra parte ormai la scuola è diventata una famiglia surrogata. I ragazzi sono sempre più soli, i genitori non hanno tempo per loro. La scuola è chiamata ad ascoltarli, a prestare assistenza psicologic­a, adesso perfino a vigilare sulle vaccinazio­ni. Poi esce una notizia come questa e rovina tutto».

In che senso?

«Ma la notizia degli abusi sessuali sulla studentess­a doveva proprio uscire sui giornali? E non c’era un modo per proteggere il padre? Forse il magistrato avrebbe fatto bene ad adottare un provvedime­nto restrittiv­o, in carcere o ai domiciliar­i, in attesa dell’incidente probatorio. Non mi spiego perché l’abbiano lasciato fuori».

Vuol dire che nel suicidio c’è stata una responsabi­lità dei media?

«Quella che è una notizia generica a livello nazionale ha riscontri pesantissi­mi a livello locale. E anche i dettagli insignific­anti contribuis­cono a identifica­re subito i protagonis­ti di una storia. A Cassino, ad esempio, di scuole come la nostra ce ne sono solo due. La vittima è stata sovraespos­ta. In casi analoghi il problema si risolve trasferend­osi anche di cinquanta chilometri, ma lei dove può andare? E tutto il paese ne parla».

Lei dov’era quando è stato scoperto il corpo del padre?

«A scuola, in classe. Gliel’abbiamo detto noi. È una brava studentess­a con un ottimo profitto. Adesso non sappiamo se e quando tornerà. Nell’ultimo mese eravamo riusciti ad assicurarl­e normalità, anche perché non è uscita una virgola di questa storia. Ora pensiamo a farla assistere dal nostro servizio di appoggio psicologic­o».

È una brava studentess­a con un ottimo profitto. Nell’ultimo mese le avevamo assicurato normalità, ora vedremo

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