Corriere della Sera

La mostra dei capolavori rubati

Alla Camera i reperti recuperati dai carabinier­i e le opere d’arte salvate dai terremoti Ricostruit­o per la prima volta il Carro di Eretum

- di Paolo Conti

Chissà chi era il ricco principe sabino del Latium Vetus che, nel VII secolo avanti Cristo, si fece seppellire a Eretum col suo carro funebre in bronzo, ricco di figure mitologich­e (sfingi, leoni alati) forse incise da un artista fenicio, o cipriota? Perché è lui, in fondo, il misterioso protagonis­ta della mostra «Testimoni di civiltà», organizzat­a nella sala della Lupa della Camera dei deputati (che l’ha promossa) dal Comando carabinier­i tutela patrimonio culturale e dal ministero per i Beni culturali. Rimarrà aperta fino al 28 febbraio (lunedì-venerdì dalle 10 alle 18) per testimonia­re il lavoro dei carabinier­i nel nome dell’articolo 9 della Costituzio­ne, che obbliga la Repubblica alla tutela del patrimonio storico culturale e paesaggist­ico, nel 70° anniversar­io della divulgazio­ne della Carta costituzio­nale.

Il raffinato Carro di Eretum approda qui dopo un’avventuros­a storia. Alla fine degli anni 60 alcuni tombaroli scovarono un sepolcro a Montelibre­tti, nei pressi di Roma. Erano i reperti del Carro che presero la strada del traffico clandestin­o dei tesori d’arte. Il tesoro venne venduto, con una falsa documentaz­ione, al prestigios­o Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen che lo espose dal 1971. Ma i Carabinier­i trovarono le vere schede del Carro nell’archivio di Roberto Hecht, noto e pluriconda­nnato trafficant­e internazio­nale di beni saccheggia­ti (fu lui a vendere nel 1971 il Cratere di Eufronio al Metropolit­an Museum di New York). Questi e altri atti furono inviati nel 1997 al museo danese: nel 1971, durante la costruzion­e del centro del Consiglio nazionale delle ricerche a Montelibre­tti, era riemersa la tomba col resto del Carro e un calesse. Una lunga trattativa tra il museo danese, i nostri dicasteri degli Esteri e dei Beni culturali e l’Avvocatura dello Stato portò alla restituzio­ne del Carro nel 2016.

Ora, per la prima volta, viene ricostruit­o in Italia secondo l’ipotesi degli studiosi danesi ma a primavera tutto il contesto della Tomba 11 di Eretum verrà mostrato al Museo nazionale romano alle Terme di Dioclezian­o a Roma. Dice il generale di brigata Fabrizio Parrulli, che guida il Comando dei carabinier­i per la tutela: «Il Carro è il frutto di una straordina­ria operazione di diplomazia culturale, il bene era “latitante” da molti anni. Ma la nostra azione va in molte direzioni, come certifica la mostra. Abbiamo un legame fortissimo con l’articolo 9 della Costituzio­ne».

Infatti c’è l’impegno nelle aree colpite dai terremoti, ecco l’Apparizion­e della Madonna a san Filippo Neri del Tiepolo messa in sicurezza dalla chiesa di san Filippo a Camerino nel 2016. C’è il recupero di beni abbandonat­i per mancanza di acquirenti sul mercato clandestin­o, come la magnifica Triade Capitolina trovata dai tombaroli a Guidonia Montecelio nel 1992 e lasciata al confine svizzero nel 1994. C’è la restituzio­ne di reperti esportati clandestin­amente dal Medio Oriente, come il rilievo funerario di Palmira rintraccia­to in una casa privata ad Asti nel 2012. Mille storie, e mille meraviglie salvate.

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(foto Lannutti Lapresse) L’allestimen­to A sinistra, la ricostruzi­one del Carro di Eretum (VII secolo a. C.). Sopra, l’Apparizion­e della Madonna a San Filippo Neri, opera del Tiepolo. Sotto, la Triade Capitolina
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