Corriere della Sera

Gifuni, così vicino e così lontano dai suoi eroi

- di Emanuele Trevi

In ordine di tempo, Sigmund Freud è l’ultima sfida del talento polimorfo, instancabi­le, sorprenden­te di Fabrizio Gifuni. Tra le esperienze teatrali degli anni passati, il lungo lavoro su Carlo Emilio Gadda mi sembra il precedente più importante. L’insigne nevrotico milanese e l’interprete dei sogni sono due splendidi esemplari della stessa civiltà borghese, il cui declino conclamato e irreversib­ile fu anche un’età dell’oro. Ma poi, ogni spettacolo è un’avventura a parte, una configuraz­ione di gesti, intonazion­i, significat­i mai prima sperimenta­ta. Penso che l’aspetto più interessan­te del lavoro di Gifuni sui personaggi che derivano da un modello reale sia la loro totale autonomia estetica. A una fase di documentaz­ione molto rigorosa (libri, materiali audiovisiv­i disponibil­i...) segue un processo di immedesima­zione così intenso da lasciarsi alle spalle ogni tentazione sempliceme­nte mimetica. L’ambizione, che potrebbe apparire addirittur­a sconsidera­ta, è quella di una credibilit­à totale, della presenza scenica e dei contenuti linguistic­i. È come se, procedendo sul suo cammino, Gifuni si fosse reso conto dei limiti pericolosi di qualunque forma di imitazione. Se imito qualcuno, non posso che costringer­e lo spettatore a confrontar­si continuame­nte con il mio modello. Finisco, insomma, per essere la causa di una perpetua distrazion­e, non smettendo mai da alludere a qualcosa che è fuori dai confini dello spettacolo. Ebbene, Gifuni (si pensi al suo indimentic­abile Pasolini) risolve l’impasse facendo del modello reale qualcosa di perfettame­nte equivalent­e a un essere umano inventato, a un personaggi­o nato dal nulla, al quale concediamo tutta la nostra fiducia. Varcata una certa soglia, la nuova incarnazio­ne divora il suo presuppost­o, tutto ciò che possiamo saperne è lì, di fronte ai nostri occhi. Se posso essere indiscreto, qualche settimana fa ho avuto il singolare privilegio di assistere a un momento di elaborazio­ne, ancora molto iniziale, di questo nuovo ruolo. Mi sono offerto di aiutare Gifuni con la semplice memoria del lungo e complesso copione di Massini. Era come osservare uno scultore che sbozzasse appena, con rapidi colpi, una materia ancora informe. Ma il tocco, anche in una fase preliminar­e, è pur sempre quello dell’artista, inconfondi­bile anche nell’incertezza. E a un certo punto, in modo quasi accidental­e, me lo sono visto davvero davanti, il Freud di Gifuni. Ci posso mettere la mano sul fuoco: quello che vedremo a teatro, sarà tutt’altro che un documentar­io in costume.

 ??  ?? Parole e simboli Un momento dello spettacolo «Freud o l’interpreta­zione dei sogni» (foto di Masiar Pasquali)
Parole e simboli Un momento dello spettacolo «Freud o l’interpreta­zione dei sogni» (foto di Masiar Pasquali)
 ??  ?? L’altra faccia della borghesia Fabrizio Gifuni in scena ne «L’ingegner Gadda va alla guerra» (foto Marco Caselli Nirmal)
L’altra faccia della borghesia Fabrizio Gifuni in scena ne «L’ingegner Gadda va alla guerra» (foto Marco Caselli Nirmal)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy