Corriere della Sera

anni dopo

Ligabue: «Un film sentimenta­le Non faccio un’analisi sociale» Accorsi: «È una storia d’amore che racconta persone normali» Smutniak: la mia Sara è risolta

- Sandra Cesarale

Stefano Accorsi, in abito rosso con le frange nere — a metà fra un cowboy e un Elvis di provincia — balla davanti a un’enorme mortadella mentre scorrono i titoli di testa di Made in Italy, terzo lavoro di Luciano Ligabue, rocker prestato al cinema. «È un film sentimenta­le — spiega il regista, anche autore del soggetto, della sceneggiat­ura e delle musiche — parla del mio amore per l’Italia nonostante la frustrazio­ne per i difetti non risolti. Ho scelto di raccontare la storia con gli occhi di uno che ha meno privilegi di me, di tutte quelle persone perbene che non hanno mai voce in capitolo: mostrare i cattivi è più “cool”».

Nelle sale da giovedì (prodotto da Domenico Procacci e distribuit­o da Medusa), il film ha per protagonis­ti Riko (Accorsi) che lavora in un salumifici­o e sua moglie Sara (Kasia Smutniak) che fa la parrucchie­ra. La loro vita in provincia scorre fra cene con gli amici, un matrimonio che traballa, la crisi economica che finisce per togliere all’uomo il suo impiego. Nel film c’è tanta Italia di oggi. «Non voglio fare un’analisi sociale, ma puntare i riflettori su un individuo di mezza età che perde il lavoro e il senso di identità — spiega Ligabue —. Riko e Sara vivono una realtà consolidat­a che entra in crisi. I cambiament­i fanno paura, ma sono movimenti naturali della vita. E il modo in cui reagiamo, muta il nostro sguardo sulle cose e produce la realtà».

Riko sembra essere un alter ego di Liga. «Era una delle vite che avrei potuto fare io se non fossi diventato un cantante», ha detto poco tempo fa. Ora corregge un po’ il tiro: «Forse ho esagerato, anche perché un posto da ragioniere ce l’avevo. Il mio primo disco l’ho inciso tardi, avevo trent’anni. Fino ad allora ho fatto tantissimi lavori: metalmecca­nico, commercian­te, promoter. Racconto un mondo che conosco bene. Come Riko e come Freccia, il protagonis­ta del mio primo film, sono inquieto. Ma l’inquietudi­ne è il motore della mia creatività».

Vent’anni fa, Radiofrecc­ia, il sorprenden­te esordio dietro la macchina da presa. Nel 2002, gira Da zero a dieci. Poi un lungo silenzio cinematogr­afico fino a Made in Italy che nasce come concept album (pubblicato nel 2016). «Una scelta anacronist­ica e presuntuos­a quella di voler fare un concept negli anni Duemila — commenta — di voler costringer­e qualcuno ad ascoltare un disco dall’inizio alla fine. Ma avevo una storia da raccontare. E così è caduta la scusa che mi davo ormai da 15 anni, di non avere il materiale giusto per tornare a fare il regista. Un lavoro faticosiss­imo per me, abituato alle emozioni che fluiscono. Nei film le emozioni in qualche modo vanno progettate».

Made in Italy è stato girato fra Correggio e Reggio Emilia (ma c’è anche Roma), posti che l’autore di «Certe notti» conosce benissimo per esserci nato e cresciuto. L’anteprima del film per cast e troupe, Liga l’ha voluta proprio a Correggio, dove vive: «Sono legato alle mie origini. Penso a mio padre e a mia madre sempre allegri. Sono rimasti insieme fino alla fine. In quel contesto ho potuto contare su amicizie vere, che durano dopo cinquant’anni. Reggio Emilia era il laboratori­o del buon vivere comunista. Non sapevo che fuori da quel contesto non era così. Per molto tempo ho creduto che la politica potesse rendere più giusta e migliore la vita delle persone». Oggi è lontano dagli schieramen­ti e ancora non ha deciso se andrà a votare.

Stefano Accorsi aveva già lavorato con Ligabue per Radiofrecc­ia: «L’ho trovato in gran forma ed è un privilegio fare un film con un regista “assente” da 18 anni. Questa è una grande storia d’amore di persone normali. Il punto forte di Luciano è il modo di raccontare, lo sguardo sui personaggi: c’è tanta verità». Kasia Smutniak osserva: «Amo Sara, è risolta, sa prendere le decisioni, senza paura, nei momenti di difficoltà. Mi piace il suo stare con i piedi per terra. Per interpreta­rla mi sono ispirata alla forza delle donne».

Il cantautore Per molto tempo ho creduto che la politica potesse rendere migliore la vita della gente

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Il selfie Stefano Accorsi, 46 anni e Kasia Smutniak, 38, in un momento di «Made in Italy», terzo film diretto da Ligabue

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