Corriere della Sera

Diritti tv nel pallone, offerte basse

La serie A si aspettava 1 miliardo e 50 milioni, ma si è arrivati soltanto a quota 785 Da oggi trattative private, non si escludono sorprese. Figc: Tommasi va con Gravina

- Alessandro Bocci Monica Colombo

La serie A sarà anche il campionato più combattuto, con la sfida Juve-Napoli sempre viva, ma non sembra cresciuta molto in appeal, almeno a giudicare dalle offerte pervenute ieri nella Lega di A per i diritti domestici del triennio 2018-2021. Avendo fissato l’obiettivo di incassare 1 miliardo e 50 milioni dalla vendita di tutti i pacchetti, i presidenti sono rimasti spiazzati dopo l’apertura delle buste: le proposte sono attorno ai 785 milioni, cifra così deludente da aprire la strada alle trattative private. Se Sky ha superato la base minima per il pacchetto A (261 milioni per avere le gare di tutte le big a parte la Roma), C (170 milioni per la trasmissio­ne delle stesse sfide via Internet: ha bruciato Perform e Tim) e Platinum (ovvero i diritti accessori, battendo Mediaset), il Biscione per il pacchetto B (stessi contenuti del pacchetto A: ha concorso anche Italia Way) ha presentato un’offerta al di sotto del minimo: 200 milioni, invece di 260.

Non solo. Per i pacchetti D1 e D2 (contenenti le immagini delle restanti 12 squadre) solo Sky si è fatta avanti ma con una proposta pari a meno della metà dei 310 milioni come base minima. Perciò da oggi via alle trattative private solo per i contenuti dove le offerte non sono state sopra i minimi: se ci sarà il rialzo auspicato dai presidenti si vedrà venerdì in una nuova assemblea. Altrimenti spazio all’intermedia­rio indipenden­te: la spagnola Mediapro ha presentato una busta che verrà aperta sabato solo se falliranno i colloqui con i broadcaste­r. Si dice che abbia messo sul piatto 900 milioni per aggiudicar­si tutti i diritti, da rivendere eventualme­nte a Sky e Mediaset (sempre che Mediapro non decida di finanziare il canale della Lega).

Il mondo del pallone prova a costruire il futuro. Ma l’impresa non è semplice fra liti e spaccature, anche politiche. «Sono ancora un candidato alla presidenza della Federazion­e, ma non escludo di fare un passo indietro», dice Damiano Tommasi alla fine del direttivo Aic. All’apparenza niente di fatto, in realtà la riunione è cruciale e risolve, in maniera definitiva, il vecchio nodo. I calciatori si alleano con Gravina, presidente della Lega Pro, in un cartello che comprender­à anche gli allenatori di Ulivieri (10%) e gli arbitri di Nicchi (2%). La decisione potrebbe diventare ufficiale tra giovedì e venerdì. Ma il dado è tratto. Prevale la linea del presidente Tommasi, appoggiato dai giocatori importanti: Chiellini e Montolivo. Intanto continuano i contatti per arrivare a catturare i voti della A. Sibilia, che parte dal 34% dei Dilettanti e non si scoraggia di fronte alla scelta dell’Aic, conta sull’ala dei lotitiani che, compresa la B, dovrebbe fruttare circa il 10%. Tommasi, invece, ha incassato il sì di Bologna e Roma e spera di allargare il fronte nell’ala riformista di Urbano Cairo. Oggi a Nyon incontrerà Andrea Agnelli.

I telefoni restano caldissimi. E all’assemblea elettiva di lunedì si potrebbe arrivare con due soli candidati e un arrivo in volata con alto rischio di ingovernab­ilità e magari di commissari­amento. La A, spaccata come sempre, rischia di essere decisiva. Venerdì c’è l’ultima assemblea per provare a rinnovare le cariche. Tavecchio, candidato alla presidenza di Lega, spinge per votare (Javier Tebas è il nome forte come futuro ad), ma il partito di chi tifa per il commissari­o ad acta è in aumento.

L’assist Aic Tommasi: «Sono ancora candidato ma non escludo di fare un passo indietro»

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