Chung e Sandgren, nerd contro Trumpiano Il nuovo che avanza con Federer nel mirino
Il nerd e il Trumpiano convinto. Il bambinone di Suwon, Sud Corea, quartier generale del colosso Samsung (che lo sponsorizza) e il ragazzo del Tennessee, stato americano conservatore e grande elettore del repubblicano con i capelli arancioni. Hyeon Chung e Tennys Sandgren.
C’è qualcosa di nuovo che pulsa nel cuore rovente dell’Australian Open, che nella notte ha mandato in campo i primi quarti di finale (NadalCilic e Dimitrov-Edmund) regalandosi, nella parte bassa del tabellone, la sfida che non ti aspetti: Corea vs. Usa, futuro vs. carneade. Chung, 21 anni, è il frutto più maturo sbocciato sull’albero dei Next Gen: tennista compatto, baricentro basso (alla Mecir), elastico e gommoso quanto l’idolo pagano che negli ottavi ha maltrattato sul centrale, l’ex n.1 Novak Djokovic, Hyeon è una coproduzione Seul (dove vive e si allena)-Florida (ha frequentato l’accademia di Bollettieri per appena due anni ma delicati, quelli della formazione: dai 13 ai 15), con tutte le caratteristiche del nerd di successo. Apparecchio per i denti, acne, occhiali bianchi da miope. Da bambino fu proprio l’oculista a consigliare a papà Seok-Jin, maestro di tennis, di far posare lo sguardo del pupo sul colore verde. Il sintetico, neanche a dirlo, è diventato la superficie preferita del numero 58 del mondo, destinato a ritoccare presto il record di Hyung Taik Lee, n.36 nel 2007, il coreano fin qui meglio piazzato in classifica.
Un Djokovic bolso (57 errori gratuiti, 5 palle break convertite su 19), con il braccio in cartongesso e i riflessi al rallentatore («Uscire così è frustrante però il gomito non è a posto: spero di guarire»), assistito al capezzale dalla solita corte dei miracoli (il debutto del doppio coach Agassi-Stepanek non ha scosso dalla flemma il «nuovo» Djoker) ha lasciato strada all’asiatico che viaggia leggero, brufoli ed esplosività da vendere, capace di eliminare due aspiranti stregoni come lui, il russo Daniil Medvedev e il tedesco Sasha Zverev, accreditato di una lucentezza che ancora — a livello Slam — non rifulge. «Sono anni che studio Djokovic per copiarlo — ha ammesso candido Chung —. Questo è un sogno diventato realtà».
Sfumano all’alba i sogni azzurri (Fognini evaporato in tre set al cospetto di Berdych) mentre Tennys Sandgren («Il mio nome non è né un omaggio al tennis né al Tennessee, ma al mio bisnonno. Chiamatemi Sang, se preferite...»), 26 anni, antenati svedesi, buona gavetta universitaria, scopre con Wawrinka e poi Thiem di essere un tennista vero: «Mi sto dando i pizzicotti: sogno o è realtà? Poco tempo fa ero n.648 del ranking, oggi mi gioco una semifinale Slam a Melbourne... È una vita che mi chiedo se sono bravo abbastanza. Ho già fatto più di quello che mi aspettavo dalla carriera. Ora so che posso giocare a buon livello».
Chung-Sandgren (recentissima vittoria lottata del coreano a Auckland) è il match che decide l’avversario di Federer in semifinale, se tutto procede come natura crea (19-6 i precedenti con Berdych). Nerd o Trump per il Maestro?
Australian Open Il coreano Next Gen ha eliminato Djokovic, l’americano Thiem: in palio c’è la semifinale