Trump alla battaglia dei dazi
Freno all’import di pannelli solari e lavatrici. Protestano Pechino e Seul
La decisione dell’America di imporre dazi contro l’importazione di pannelli solari e lavatrici provoca la protesta di Cina a Corea del Sud. Ma anche i Grandi riuniti a Davos dicono «no» al protezionismo.
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Mentre Donald Trump firma dazi doganali sui pannelli solari e sulle lavatrici, minacciando misure anche sull’acciao e l’alluminio, al World Economic Forum di Davos si alza una levata di scudi contro il protezionismo. Il premier indiano Narendra Modi ieri ha detto che nuove barriere al commercio internazionale rappresentano una delle tre più grandi minacce per l’economia globale. E, a poche ore di distanze, il premier canadese Justin Trudeau ha annunciato con soddisfazione che il Canada ha raggiunto l’accordo per il via libera al Tpp, la partnership commerciale con altri 10 Paesi dell’Asia pacifico (Giappone incluso, ma non la Cina), dopo il no di Trump all’intesa siglata da Barack Obama.
«Contro la globalizzazione si stanno levando forze protezionistiche», ha affermato Modi. Senza nominare mai il presidente Usa, il premier indiano ha dichiarato che «l’impatto negativo di questo tipo di mentalità non può essere considerato meno pericoloso del cambiamento climatico e del terrorismo». Perciò ha sollecitato i governi a non scegliere l’isolazionismo. E ha citato Gandhi: «Non voglio che le finestre della mia casa siano chiuse da tutte le direzioni. Voglio che i venti delle culture di tutti i Paesi entrino ed escano dalla mia dimora con calma».
Le parole di Modi hanno riecheggiato in molti passaggi il discorso del presidente cinese Xi Jingpin, che l’anno scorso si è presentato a Davos come il campione del libero commercio e il paladino della globalizzazione, nella settimana in cui Trump si insediava alla Casa Bianca. Ma se India e Cina hanno beneficato enormemente dalla globalizzazione che ha offerto capitali, know-how e uno sbocco ai loro+ prodotti in mancanza di mercati interni maturi, secondo Trump il libero commercio ha rubato i posti di lavoro degli americani e impoverito le famiglie. La campagna del presidente Usa all’insegna del motto «America First» punta perciò a riportare a casa produzioni manifatturiere e occupazione, come spiegherà venerdì durante il suo intervento che chiuderà il Forum.
Che la globalizzazione vada governata lo ammette anche Trudeau. «Vedo molto scetticismo intorno al commercio internazionale. La gente comune teme che non avrà benefici. Nei trattati dobbiamo includere certi aspetti cari alle persone, perciò abbiamo rivisto il Tpp, prima della firma. Questa è l’intesa giusta per creare e sostenere la crescita. E se il commercio avvantaggia soprattutto la classe media, noi dobbiamo fare in modo che i benefici siano estesi a tutti. Ora speriamo - auspica - che il nostro vicino si renda conto di quanto sia positivo il trattato del Nafta», l’accordo commerciale tra Canada, Usa e Messico che Trump vuole rinegoziare.
I vantaggi La globalizzazione ha offerto a India e Cina capitali, know how e uno sbocco ai prodotti