I vincoli Ue dividono Salvini e Berlusconi E Grillo lancia il suo blog senza i 5 Stelle
Salvini su La7: la Ue? Io diverso da Berlusconi . Il ministro: Ecofin preoccupato per il voto
Forza Italia e Lega divisi sul tetto del 3% per rispettare il vincolo europeo nel rapporto Pil-deficit. «Il numerino 3, se danneggia i risparmi, il lavoro e le famiglie italiane, per noi non esiste» attacca Salvini, il giorno dopo le garanzie offerte da Berlusconi al Ppe. Nasce il nuovo blog di Grillo senza i Cinque Stelle.
La «flat tax magia» Il responsabile dell’Economia: «La flat tax come una fatina blu, fa sorridere»
«Il numerino 3, se danneggia i risparmi, il lavoro e le famiglie italiane, per noi non esiste» assicura Matteo Salvini. Il giorno dopo le garanzie offerte da Silvio Berlusconi al Partito Popolare europeo sulla volontà di rispettare il tetto del deficit pubblico al 3% del prodotto interno lordo, l’asse di centrodestra sembra scricchiolare. Il segretario della Lega candida i due economisti italiani più critici con l’Unione monetaria e l’euro, Claudio Borghi e Alberto Bagnai, e attacca: «Se riusciamo a cambiare dinamiche e trattati in modo concordato siamo contenti. Se ci frappongono solo dei “no” non potremo portare il Paese al disastro. Sull’euro — dice — non abbiamo mai cambiato idea». E aggiunge a
Di martedì su La7: «Berlusconi vuole essere accreditato a Bruxelles, io ci tengo a conquistare il cuore degli italiani».
Con Berlusconi che si accredita sul fronte moderato, e la Lega all’attacco è un’alleanza «inaffidabile, senza coerenza e credibilità» dice il Pd Maurizio Martina, mentre il titolare dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che nel collegio di Siena dove sarà candidato per la prima volta con il Pd, sarà sfidato proprio da Borghi, sottolinea le preoccupazioni dell’Europa. Tra i ministri delle Finanze, dice Padoan da Bruxelles, «c’è implicitamente o esplicitamente preoccupazione per una interruzione del processo verso la stabilità e la crescita».
Defilato nella querelle sull’euro, il M5S con Luigi Di Maio si sofferma invece sulla riduzione delle tasse. «Non ce l’ho con i ricchi, non faremo patrimoniali né nuove tasse di successione», dice. Poi ridisegna aliquote e scaglioni dell’Irpef: no tax area da 8.100 a 10 mila euro (26 mila se si hanno figli), il 23% tra 10 e 28 mila, il 37% tra 28 e 100 mila, il 42% oltre. Rispetto al sistema attuale verrebbero ridotte tutte le aliquote e accorpati alcuni scaglioni (oggi si paga il 27% tra 8 e 15 mila euro, il 38% tra 15 e 55 mila, il 41% tra 55 e 75 mila euro, il 43% oltre), col risultato che il taglio fiscale (se non modulato dalle detrazioni) si farebbe sentire molto di più sui redditi alti che su quelli bassi.
«Quando si propone il taglio di una tassa bisogna anche dire come si finanzia, cioè con quali tagli di spesa o l’aumento di altre tasse» insiste da parte sua Padoan, secondo il quale la «flat tax», cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi, e in una versione un po’ diversa della Lega, «fa parte delle proposte che definisco bacchette magiche, o fatine blu: sono miracolose, spesso anche divertenti da ascoltare».
Mentre Renato Brunetta di Forza Italia invita l’Ecofin a esplicitare, se vere, le sue perplessità, dalla Lega arriva la replica di Roberto Calderoli. «Preoccupati? Fanno bene. Il prossimo governo di centro destra non andrà a Bruxelles con il cappello in mano, ma difenderà gli interessi nazionali, dei cittadini».
Non c’è dunque solo il tetto del 3% sul deficit, come spiega Bagnai, docente di economia a Pescara, candidato in Abruzzo e Lazio, autore de «Il tramonto dell’euro» e de «L’Italia può farcela», la «Bibbia» del no all’euro. Il problema è la Germania, la concorrenza sleale che fa tenendo in ostaggio la moneta unica, e in campo ambientale, tecnologico, regolamentare. «Siamo disposti a disapplicare le regole Ue che si sono dimostrate un disastro», assicura Salvini.