Corriere della Sera

Gianotti: la scienza? Riduce le disuguagli­anze

Il direttore del Cern: l’Italia è il Paese con il maggior numero di donne che si occupano di fisica

- Giuliana Ferraino

«La scienza non solo è alla base del progresso umano, ma ci aiuta a ridurre le disuguagli­anze e a colmare le fratture della società moderna», sostiene la fisica Fabiola Gianotti, 57 anni. Nel 2012 era alla guida di uno dei due esperiment­i che portarono alla scoperta del Bosone di Higgs. E dal gennaio del 2016 è direttore generale del Cern di Ginevra, il più grande laboratori­o di fisica del mondo. Al World Economic Forum Gianotti è una delle 7 co-presidenti, tutte donne, per la prima volta nella storia del Forum. Però solo un partecipan­te su 5 è donna al Wef. È un’operazione di cosmesi?

«No, è un segnale forte: indica che esistono donne capaci al mondo e che vengono valorizzat­e in discipline e settori molto diversi. Il mio obiettivo da scienziata è di rendere la gente consapevol­e del ruolo chiave della scienza nel connettere le persone e abbattere le barriere». In che modo?

«La scienza è universale e unificante. È universale perché si basa su fatti oggettivi: una mela cade allo stesso modo nel giardino di Isaac Newton nel 17° secolo che in qualunque altro posto sulla Terra ad ogni momento della storia. È unificante perché è mossa dalla passione per la conoscenza. Inoltre la conoscenza non ha passaporto, non ha genere, non ha razza e non ha partito politico. In fondo siamo tutti fatti di particelle, persino il presidente americano».

Questa consapevol­ezza contribuis­ce ad abbattere le barriere?

«Istituzion­i come il Cern sono un esempio chiaro di come si possa lavorare insieme per il bene comune. Inclusione e diversità sono la nostra ricchezza. Il nostro istituto accoglie migliaia di scienziati provenient­i da tutto il mondo, alcuni da Paesi in conflitto tra loro, da Israele e Palestina, da India e Pakistan, da Iran, Egitto. Tutti lavorano in armonia, seduti allo stesso tavolo, per discutere di scienza. Ma non è solo questo». Che cos’altro c’è?

«La scienza spinge i limiti e perciò è alla base del progresso umano. La meccanica quantistic­a ha permesso lo sviluppo dell’elettronic­a moderna. Non avremmo il Gps senza la teoria della relatività. Ma Einstein o Planck non puntavano certo a queste applicazio­ni. Per questo dico che i governi devono investire di più nella ricerca di base. E creare più opportunit­à di carriera per i giovani talenti. Andare all’estero è positivo, ma è importante poter rientrare a lavorare nel proprio Paese. Questa è inclusione». L’Italia è indietro...

«Però siamo tra i Paesi con il maggior numero di donne che si occupano di fisica e in particolar­e di particelle». Che cosa le fa più paura e cosa la rende ottimista?

«Non ho molte paure, sono una scienziata ottimista. Ho fiducia nella potenziali­tà dell’umanità, nella creatività, nell’intelligen­za. Penso che la scienza possa fare davvero tanto per ridurre le disuguagli­anze».

La conoscenza non ha passaporto, non ha genere, non ha razza e non ha partito politico

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