Corriere della Sera

«Stalin è grande e non si tocca» La Russia vieta il film (straniero) sul dittatore

- di Fabrizio Dragosei @Drag6

Toccare Stalin è questione sempre delicata in Russia. Si può quindi facilmente immaginare cosa possa succedere quando del Piccolo Padre si parla in un film satirico alla vigilia dell’anniversar­io della battaglia di Stalingrad­o e a meno di due mesi dalle elezioni presidenzi­ali che vedranno la riconferma di Vladimir Putin. Così il film Death of Stalin (in Italia uscito come Morto

Stalin se ne fa un altro) è stato bloccato dal ministero della Cultura. Per ora non uscirà nelle sale, poi, magari fra mesi, si vedrà. Il fatto è che il dittatore georgiano è ancora amato da milioni di cittadini, nonostante la sua responsabi­lità nelle repression­i degli anni Trenta. In un sondaggio dell’anno scorso, il 38 per cento degli intervista­ti lo aveva votato come «Il personaggi­o più straordina­rio di tutti i tempi». Anche chi lo giudica un tiranno, lo ritiene però il fautore del «Grande balzo in avanti» dell’Urss, e il vincitore della Seconda guerra mondiale. L’uomo che ha sconfitto i nazisti. Per questo, dopo che il film anglofranc­ese era stato programmat­o, il ministero ha pensato bene di farlo vedere a un gruppo di personalit­à influenti, che lo ha bocciato senza appello: «Velenoso e disgustoso». Naturalmen­te sono insorti anche i parlamenta­ri del partito comunista, che ancora difendono il Grande georgiano. Nella pellicola si parla della lotta di potere tra i suoi luogotenen­ti seguita al suo ictus e alla morte sopravvenu­ta 48 ore dopo, Krusciov, Beria, Malenkov, Molotov. È proprio su come vengono dipinti gli uomini di Stalin che si appuntano le critiche più feroci. Anche perché tra gli intriganti senza cervello del film c’è pure il maresciall­o Zhukov, l’eroe che conquistò Berlino nel 1945. «Nel 75° anniversar­io di Stalingrad­o, è uno sputo in faccia a quanti morirono per difendere quella città», è scritto in una lettera di protesta firmata da decine di personalit­à pubbliche, tra le quali anche il regista Nikita Mikhalkov. Le interpreta­zioni dei vari protagonis­ti della storia russa di quegli anni (gli attori sono Steve Buscemi, Jason Isaacs, Jeffrey Tambor, Simon Russel Beale, Michael Palin) sono, come minimo, un po’ forzate. Ha detto lo storico Vladislav Kononov, direttore della Società russa storico-militare: «Tutti i personaggi sono dipinti come degli idioti. Possono essere stati tiranni, ma non erano certo idioti. È così che l’Occidente vede la nostra gente. È un abominio».

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