Una valanga sfiora l’hotel fra le nevi Evacuate in elicottero 169 persone
Alto Adige, ponte aereo per i turisti. I residenti restano: «Noi, chiusi qui da 4 giorni»
Nel cuore della Vallelunga, a un tiro di schioppo dal confine austriaco e a due da quello svizzero, c’è un camino che fuma. È quello della famiglia Folie, «superstite» della grande slavina che ha lambito questo minuscolo villaggio immerso nella neve sotto le cime della Palla Bianca.
Dall’altra parte della strada spunta il Langtaufererhof, l’hotel evacuato con i suoi 65 ospiti su ordine del sindaco di Curon che deve aver visto aleggiare sulla struttura i fantasmi di Rigopiano. Poco più in là, la pensioncina Weisskugel, anche quella evacuata: portate via le venti persone che ospitava.
«Li hanno portati giù a San Valentino con gli elicotteri perché siamo isolati da quattro giorni e non possiamo uscire di casa — spiega Irene Folie che sta ospitando cinque parenti che hanno dovuto lasciare la vicina abitazione —. I bambini non possono andare a scuola, gli uomini non vanno a lavorare e ieri sera è saltata anche la luce. Ci siamo scaldati in cucina con la legna». Ma lei non sembra affatto preoccupata, nonostante il bollettino valanghe parli di pericolo alto, grado 5, il massimo: «La nostra casa è sicura e poi non si può mica diventare matti. Ci sono due metri di neve, è anche molto bello».
Il bilancio lo fa il sindaco di Curon, Heinrich Noggler, che ha vissuto una giornata di grande tensione in quest’angolo dell’Alta Val Venosta. «Adesso posso dire che è andata bene: nessuna vittima e nessun ferito. Le slavine sono arrivate tutte giù, quelle che non scendevano da sole le abbiamo costrette con l’esplosivo. Abbiamo evacuato 169 persone, per la maggior parte turisti tedeschi, una decina di italiani e dieci paesani». Turisti e residenti sono stati portati a San Valentino, il paese accanto, dove è stato allestito un campo di prima accoglienza. Molti sono poi finiti in vari alberghi. Come la famiglia di Joseph Thöni, titolare del Langtaufererhof: «Domani contiamo di tornare, se liberano la strada». E come cinque scialpinisti di Monaco che si sono sistemati al Sonnenhof: «Dovevamo partire ieri, ma la strada era bloccata e poi c’è stata questa valanga che è arrivata all’albergo — racconta uno di loro, Berti Golf, che in Germania ha anche una certa fama per essere l’allenatore di una squadra di pallavolo che ha fatto la Champions —. Devo dire che l’evacuazione ha funzionato bene. Ora però dobbiamo recuperare le nostre macchine».
Lui e i suoi amici cercavano qui il brivido del fuoripista. Ma l’Alta Val Venosta non è solo terra di alte cime, di distese innevate e di fitti boschi. Queste sono anche montagne di slavine. Non molto distante da quella che ha fatto la barba all’hotel, sempre nella stessa valle, una massa di neve e ghiaccio ha invaso i piani superiori di una casa. Fortunatamente la famiglia era al piano di sotto e si è salvata. «Non è stato un caso — precisa il sindaco Noggler —. La gente di queste valli ha un sesto senso per la neve: la sente, la rispetta e la prevede».
Sarà per questo sesto senso che, mentre gli altri fuggono, Irene sorride alla sua valle incantata.
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