Corriere della Sera

La Cei locale denuncia la distanza tra la gente e chi difende i privilegi di pochi burocrati

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con un «contratto da colf», ognuno dei 70 parlamenta­ri regionali avrebbe avuto «un budget di 58.700 euro annui per mettere sotto contratto un dipendente in categoria D6». Una delle più alte. Obiettivo dichiarato: consentire anche al più scadente dei deputati all’Ars di assumere un giurista, un economista, un profession­ista esperto di questo o quel campo che lo aiutasse a fare bene il suo lavoro di rappresent­ante del popolo.

Macché. Nella nuova opportunit­à, infinitame­nte più generosa rispetto ai soldi che incassavan­o prima (3.180 euro al mese) per i propri «attaché», gli eletti nella nuova Assemblea siciliana sembrano orientati a prendere ciascuno due o tre collaborat­ori pagandoli il minimo possibile. In certe aree dove un’intera famiglia vive con la «minima» del nonno, con 58.700 euro di stipendi ai «clientes» puoi distribuir­ne anche sei. Certo, niente ingegneri, urbanisti o commercial­isti. Ma autisti, segretarie, commessi, «factotum» per accudire ambulatori clientelar­i... Tante paghette, tanti voti.

Non potranno dare una mano ai deputati perché facciano leggi migliori? Amen. Risultato: gli «attaché» in via di assunzione sarebbero al momento oltre centottant­a. E la famosa «svolta» attesa da anni e anni con governi di destra e di sinistra e ancora di destra? Boh... Sarà per la prossima volta...

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