Corriere della Sera

Il mistero dei delfini

In Liguria cinque mammiferi morti in due mesi I casi in Francia e l’ipotesi del morbillivi­rus

- Sara Moraca © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Da dicembre a oggi, sono numerosi gli esemplari di stenelle morti sulle coste toscane, liguri e francesi. La scorsa settimana sono state segnalate alcune carcasse di delfini a Imperia e Savona. L’ultimo caso (sono almeno cinque) risale a lunedì, quando l’esemplare che solo 24 ore prima era stato avvistato vivo in un canale di calma della frazione genovese di Pra’, è stato ritrovato morto. E si fa largo l’ipotesi del dolphin morbillivi­rus, un virus simile al nostro morbillo. «Il virus è ormai endemico nel Mediterran­eo, lo si trova frequentem­ente negli animali che si spiaggiano, ma si è anche creata una immunità di popolazion­e. Per questo non ci sono più grandi eventi epidemici, ma stagionalm­ente e in alcune aree, gli animali che hanno un’immunità ridotta — come gli esemplari vecchi, giovani e neonati — contraggon­o il virus e muoiono», spiega Sandro Mazzariol, ricercator­e di Patologia generale e Anatomia patologica all’Università di Padova.

Quindi, dopo le epidemie vere e proprie (1992, 20062007 e 2013) responsabi­li di grandi morie con centinaia di vittime lungo le coste mediterran­ee, al momento si assiste a episodi segnati da mortalità minore, come quelli che si sono verificati lo scorso anno in Toscana e nello Ionio.

Nell’ultimo caso di Pra’ «non c’è ancora una correlazio­ne certa tra la morte dell’esemplare e il virus — sottolinea Mazzariol —. Io mi sono occupato personalme­nte di uno zifio (un cetaceo ndr) che si è spiaggiato durante le vacanze di Natale lungo le coste toscane ed è risultato positivo al test: anche se bisogna chiarire che l’animale infetto è diverso da quello malato e le indagini sono ancora in corso».

Tuttavia, altri 3 esemplari si sono spiaggiati in Francia. E un report recente, pubblicato lo scorso aprile dal Centro di referenza nazionale per le indagini diagnostic­he sui mammiferi marini spiaggiati (C.Re.Di.Ma) del ministero della Salute e relativo all’anno 2016, ha evidenziat­o la persistent­e circolazio­ne di agenti virali, come Morbillivi­rus, Herpesviru­s, protozoari come Toxoplasma gondii, e la presenza sporadica di altri agenti virali come il Poxvirus.

Per la sua condizione endemica nel Mediterran­eo, il virus sta cercando strade diverse per sopravvive­re, proprio come sta facendo il cimurro, che sta provando a cambiare il proprio animale ospite, «saltando» dal cane alla scimmia. Ad esempio, il dolphin morbillivi­rus non si accontenta di rimanere tra le specie acquatiche e sta tentando di arrivare a terra: nel 2011, è stato segnalata l’infezione di una foca in ambiente controllat­o, ma già negli anni 2000 aveva infettato la foca monaca. «Si tratta di virus estremamen­te plastici, che non trovano più nessuno da infettare e si trasforman­o per sopravvive­re, compiono quello che tecnicamen­te viene definito spill over, ovvero cercano nuovi ospiti saltando di specie», aggiunge Mazzariol. Tipicament­e, il dolphin

morbillivi­rus colpiva stenelle e tursiopi, ma dal 2011 in poi «il virus sta attaccando specie vicine, simili a quelle che colpiva in precedenza. Lo abbiamo già segnalato nello zifio nel 2015 e nel 2017, nelle balenotter­e tra il 2011 e il 2013 e nei capodogli, compreso lo spiaggiame­nto di massa di Vasto del 2014», spiega il ricercator­e. Negli anni Novanta, si era anche ipotizzata («anche se poi è stata considerat­a di minor rilievo») una possibile connession­e tra l’inquinamen­to e una ridotta risposta immunitari­a da parte degli individui colpiti dal virus.

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(foto Ansa) In mare Una coppia di stenelle, in una foto scattata nel Mar Ligure. Da adulti arrivano a misurare fino a 2,5 metri. Si immergono fino a 200 metri per cercare cibo

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