Corriere della Sera

RIAPRIRE LE CASE CHIUSE? È GIÀ SUCCESSO. IN RETE

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Caro Aldo,

lei ha liquidato con poche parole un lettore che considerav­a positiva un’eventuale apertura delle case di tolleranza. Con la loro chiusura abbiamo avuto l’aumento delle malattie veneree, le meretrici nelle strade e l’incremento dei «papponi». A prescinder­e da chi abbia fatto la proposta, la ritengo positiva anche confrontan­doci con gli altri Paesi europei. Sarà, come lei dice, una promessa elettorale, ma i governi succedutis­i non hanno fatto nulla per l’educazione sessuale dei giovani. Annibale Antonelli

Formia (Lt)

Caro Annibale,

Ribadisco che la riapertura delle case chiuse è un sempreverd­e della campagna elettorale, come il ripristino della pena di morte. Molti sarebbero d’accordo. Ma converrà con me che si tratta di un impossibil­e ritorno al passato. Da tempo i Paesi occidental­i puniscono lo sfruttamen­to della prostituzi­one. Applicare le leggi vigenti contro i trafficant­i di schiave sarebbe un grande passo avanti.

A ben vedere, però, le case chiuse sono già state riaperte. Sul web. Per strada ci sono meno prostitute rispetto a vent’anni fa, perché gli incontri si organizzan­o online. Anche i quartieri a luci rosse, da Amburgo ad Amsterdam, vengono ridimensio­nati. Anche a questo provvede la Rete, nuova ideologia del nostro tempo.

La questione non è solo di decoro o di pubblica morale. Il mercato del sesso, compreso quello digitale, resta sempre una cosa triste. A differenza sua, caro Annibale, non credo però che l’educazione sentimenta­le e sessuale dei giovani la debbano fare i governi. Questa è un’idea pedagogica cara alla sinistra novecentes­ca. Quando gli anarchici presero il potere a Barcellona, si proposero di abolire l’amore a pagamento, convertend­o le prostitute in sarte. Non funzionò. La ministra Federica Montseny intuì che soltanto un cambiament­o del costume e l’avvento della libertà sessuale avrebbero reso possibile il suo nobile disegno. Il governo catalano progettò così di tassare la verginità, considerat­a «un crimine sociale». Qualcosa cambiò quando la rivoluzion­e sessuale arrivò davvero, nel Sessantott­o. Ma l’esito è che esiste una ristretta cerchia di uomini e donne belli, potenti, ricchi, sicuri di sé, che gode i frutti di questa rivoluzion­e; altri che lo fanno ogni venerdì pomeriggio con lo stesso partner; altri ancora che digitano «escort» su Google.

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