Corriere della Sera

Welfare, il patto europeo delle Cdp

Il progetto «New Deal per l’infrastrut­tura sociale». Prodi: servono 150 miliardi

- Rita Querzé © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Oggi in Europa (a 28) si spendono 170 miliardi di euro l’anno per tre fondamenta­li capitoli di spesa: educazione continua, salute e cura, alloggi con canoni accessibil­i. Il problema è che questi 170 miliardi non bastano a soddisfare i bisogni dei cittadini. Lo stato sociale arranca (non solo in Italia). Il risultato è che per questi tre capitoli di spesa mancano all’appello altri 150 miliardi. Dove trovare questi soldi? Alla domanda risponde il «Piano Prodi» per l’investimen­to in infrastrut­ture sociali. Tutto è partito un anno fa, quando l’Elti — l’Associazio­ne europea degli investitor­i di lungo termine di cui per l’Italia fa parte la Cdp — ha chiesto al «professore» di presiedere una task force con un compito ambizioso: delineare i bisogni sociali insoddisfa­tti dell’Europa e indicare una via per la loro soddisfazi­one.

Ieri lo studio è stato presentato a Bruxelles. La stima dei fondi mancanti sarebbe di per sé frustrante se non venisse indicato il modo per reperire queste risorse. E la via sta nella finanza a impatto sociale. In grado di mettere insieme fondi pubblici con risorse private. Dando però a queste ultime una remunerazi­one di mercato proporzion­ata al rischio.

I fondi potenziali sul mercato non mancano. Gli investitor­i istituzion­ali in Europa gestiscono 25 migliaia di miliardi, un centinaio se si ragiona a livello mondo. Parliamo di fondi d’investimen­to, compagnie d’assicurazi­one, fondi pensione. Che potrebbero considerar­e l’opportunit­à di diversific­are il loro portafogli­o, se solo ci fossero proposte all’altezza. «Ecco, il punto è che serve un’offerta di progetti a impatto sociale. Il goal è supportare gli enti locali nello sviluppo di progetti credibili. Possibilme­nte in rete tra loro, in modo da raggiunger­e una massa critica che li renda appetibili per i grandi investitor­i», spiega Antonella Baldino, chief business officer Cdp e vicepresid­ente di Elti.

È chiaro che c’è molta strada da fare. Anche se nel nostro Paese ci sono buone pratiche da cui partire. Cdp, in particolar­e, in Italia ha creato una infrastrut­tura finanziari­a per l’housing sociale tramite i fondi Fia con l’obiettivo di creare 20 mila nuovi alloggi. La Cassa depositi ha mobilitato inoltre 2,5 miliardi tra 2007 e 2016 per l’edilizia scolastica. Un altro miliardo e 300 milioni arriverà per il periodo 2018 e 2020. Significat­ivo anche il lancio a fine 2017 del primo Social Bond da 500 milioni per le pmi situate in regioni a minor tasso di sviluppo o colpite da calamità naturali come i terremoti. E questo ha raccolto richieste pari a 2,2 miliardi, di cui il 70% provenient­i dall’estero, in particolar­e dai Paesi del Nord Europa.

Oggi «oltre 1,2 miliardi di finanziame­nti dell’Efsi, il fondo del Piano Juncker, sono già stati approvati per il settore sociale, e questi dovrebbero mobilitare oltre 6 miliardi di investimen­ti», ha ricordato il vicepresid­ente della Commission­e Ue per la crescita Jyrki Katainen, assicurand­o che l’intenzione è «fare di più» con l’Efsi 2.0 dove ci sarà una «enfasi» particolar­e sugli investimen­ti nel sociale.

Certo è che — secondo le stime del piano Prodi — da qui al 2030 servirebbe­ro 1,5 migliaia di miliardi di euro solo per i tre capitoli di spesa monitorati dallo studio. E difficile sarà raggiunger­e questo target senza il coinvolgim­ento di capitali privati.

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 ??  ?? Vertici In alto, l’ex presidente Ue Romano Prodi, oggi alla guida della task force per la promozione degli investimen­ti europei nel sociale. Sopra, Fabio Gallia, ceo della Cassa depositi
Vertici In alto, l’ex presidente Ue Romano Prodi, oggi alla guida della task force per la promozione degli investimen­ti europei nel sociale. Sopra, Fabio Gallia, ceo della Cassa depositi
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