Corriere della Sera

Il pollo di Trilussa nella cucina degli open data

- di Massimo Sideri

Fu il poeta romano Quinto Orazio Flacco a coniare l’immagine letteraria della montagna che partorisce un topolino. Ebbene, venti secoli dopo, il topolino rischia di partorire la montagna: una strategia per combattere la burocrazia. Il Team per la trasformaz­ione digitale guidato da Diego Piacentini (che all’interno della macchina statale è sicurament­e un “topolino”) sta raccoglien­do tutti i dati della Pa in un unico spazio digitale a disposizio­ne di cittadini, tecnici e sindaci. Chiunque può prenderli e usarli per promuovere politiche o smontare fake news. California? Estonia? No, Italia. La piattaform­a degli open data dello Stato è legge da poche settimane e si chiama Daf. Certo, per ora va ricordato che è “solo” una fase di sperimenta­zione che proseguirà per tutto il 2018, ma si tratta di un’occasione da non perdere anche perché sarà seguita dall’Istat. Tutto è certificat­o e senza polli di Trilussa vista la profondità che i dati oggi permettono di raggiunger­e con la complice partecipaz­ione dei nostri amicinemic­i smartphone. Purtroppo sul Daf c’è stato qualche dubbio relativo alla copertura: la Ragioneria dello Stato sta controllan­do che la raccolta dati non sia onerosa, cosa che non dovrebbe essere. Vanno valutati anche i benefici: si tratta della fine dei “silos” come ha detto il presidente Istat Alleva, la fine di uno Stato a compartime­nti stagni dove la sinistra, intesa come mano, non sa cosa faccia la destra. È il test più avanzato a livello europeo della data for policy, cioè la possibilit­à di validare delle politiche sul territorio ex ante e non solo ex post, come avviene oggi. A complicare l’esperiment­o c’è la campagna elettorale che funziona un po’ come i buchi neri nello spazio: la promessa elettorale ideale è che le mele non cadranno più sulla testa di Newton. Ma qui la gravità funziona ed è per questo che il Daf non è spendibile in campagna elettorale. Ma per certi versi il vantaggio per tutti potrebbe essere ancora più concreto: lo snelliment­o della burocrazia. Gli open data sono l’ufficio che si occupa di smontare gli orticelli per portare il cittadino ”Giuseppe Garibaldi” in un universo di informazio­ni, certificat­i e servizi. Niente più file, attese o asimmetrie informativ­e. Una bella montagna che tutti vorremmo vedere.

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