Nasce la superutility della Lombardia A2A socio di maggioranza con il 39%
Il sì dei consigli. Previsto un patto con Lario Reti, Monza, Como, Sondrio e Varese
Dopo due anni di trattative A2A realizza il progetto della superutility della Lombardia, che riunisce in una partnership industriale e societaria le ex municipalizzate di tutti i capoluoghi fatta eccezione di Mantova. Martedì sera i board delle società hanno dato il via libera. Ora manca il semaforo verde dei consigli dei Comuni azionisti, che però hanno già approvato le delibere di indirizzo con ampie maggioranze, e il passaggio nelle assemblee delle diverse società. Salvo colpi di scena l’operazione sarà chiusa a fine giugno e la fusione sarà efficace dal primo luglio.
La multiutility lombarda si svilupperà attorno ad AcsmAgam (Como e Monza) e A2A giocherà il ruolo di partner industriale con una quota del 38,9% (conferirà quattro impianti idroelettrici e i clienti della provincia di Varese nel settore energetico). I principali soci della nuova AcsmAgam saranno i Comuni con Lario Reti Holding al 23,05%, Monza al 10,53%, Como al 9,61%, Sondrio al 3,3% e Varese all’1,29%. Tutti questi soggetti e A2A, che consoliderà margine operativo lordo e debito di Acsm, sottoscriveranno un patto parasociale. Il riassetto farà scattare a carico di A2A e dei suoi alleati l’obbligo d’Opa (a 2,47 euro ad azione) sul flottante di Acsm, atteso attorno al 13%, quota che potrebbe però essere «asciugata» dall’esercizio del diritto di recesso. L’obbligo verrà però meno se l’assemblea di Acsm approverà le delibere di fusione e scissione con il meccanismo del «whitewash» a tutela degli azionisti di minoranza (advisor dei consiglieri indipendenti di Agsm è stata Lazard), cioè senza il voto contrario della maggioranza dei soci, esclusi quelli che detengono partecipazioni superiori al 10% del capitale (e dunque A2A, il Comune di Monza e a quello di Como). Nel caso in cui fossero costrette a lanciare l’Opa, A2A e i suoi partner ricostituiranno un flottante adeguato e lasceranno Acsm quotata.
«L’operazione è stata complessa, prevede la fusione di 6 imprese diverse — spiega il presidente di A2A, Giovanni Valotti —. Ruota attorno a due pilastri: la creazione di valore aggiunto su tutti i territori attraverso investimenti, occupazione, servizi, nuove tecnologie e la consapevolezza che si tratta di mercati in cui sta aumentando la competitività e dunque bisogna avere una scala diversa. Tra poco partiranno le gare gas, per l’energia si parla di mercato libero, per quanto riguarda l’ambiente si va a gara su tutto». Non è stato facile far capire alla politica i vantaggi di una simile operazione. «È stata una scelta bipartisan — prosegue Valotti —. Ormai è evidente che le dimensioni contano e ora avremo una forza diversa. La Lombardia fa sistema tra le imprese ed è in grado di affrontare la competizione interregionale in linea con l’evoluzione dei mercati dei prossimi anni». Il modello scelto da A2A (advisor Mediobanca) è quello che in più occasioni l’amministratore delegato Valerio Camerano ha definito la «multiutility dei territori»: « È un modello di crescita che va di pari passo alla crescita organica — spiega il Ceo —. Si tratta di uno sviluppo condiviso di valore: le altre società portano presenza e leadership territoriale, il nostro contributo è a livello di tecnologia, di innovazione e di scala».