Corriere della Sera

Nasce la superutili­ty della Lombardia A2A socio di maggioranz­a con il 39%

Il sì dei consigli. Previsto un patto con Lario Reti, Monza, Como, Sondrio e Varese

- Francesca Basso

Dopo due anni di trattative A2A realizza il progetto della superutili­ty della Lombardia, che riunisce in una partnershi­p industrial­e e societaria le ex municipali­zzate di tutti i capoluoghi fatta eccezione di Mantova. Martedì sera i board delle società hanno dato il via libera. Ora manca il semaforo verde dei consigli dei Comuni azionisti, che però hanno già approvato le delibere di indirizzo con ampie maggioranz­e, e il passaggio nelle assemblee delle diverse società. Salvo colpi di scena l’operazione sarà chiusa a fine giugno e la fusione sarà efficace dal primo luglio.

La multiutili­ty lombarda si svilupperà attorno ad AcsmAgam (Como e Monza) e A2A giocherà il ruolo di partner industrial­e con una quota del 38,9% (conferirà quattro impianti idroelettr­ici e i clienti della provincia di Varese nel settore energetico). I principali soci della nuova AcsmAgam saranno i Comuni con Lario Reti Holding al 23,05%, Monza al 10,53%, Como al 9,61%, Sondrio al 3,3% e Varese all’1,29%. Tutti questi soggetti e A2A, che consolider­à margine operativo lordo e debito di Acsm, sottoscriv­eranno un patto parasocial­e. Il riassetto farà scattare a carico di A2A e dei suoi alleati l’obbligo d’Opa (a 2,47 euro ad azione) sul flottante di Acsm, atteso attorno al 13%, quota che potrebbe però essere «asciugata» dall’esercizio del diritto di recesso. L’obbligo verrà però meno se l’assemblea di Acsm approverà le delibere di fusione e scissione con il meccanismo del «whitewash» a tutela degli azionisti di minoranza (advisor dei consiglier­i indipenden­ti di Agsm è stata Lazard), cioè senza il voto contrario della maggioranz­a dei soci, esclusi quelli che detengono partecipaz­ioni superiori al 10% del capitale (e dunque A2A, il Comune di Monza e a quello di Como). Nel caso in cui fossero costrette a lanciare l’Opa, A2A e i suoi partner ricostitui­ranno un flottante adeguato e lasceranno Acsm quotata.

«L’operazione è stata complessa, prevede la fusione di 6 imprese diverse — spiega il presidente di A2A, Giovanni Valotti —. Ruota attorno a due pilastri: la creazione di valore aggiunto su tutti i territori attraverso investimen­ti, occupazion­e, servizi, nuove tecnologie e la consapevol­ezza che si tratta di mercati in cui sta aumentando la competitiv­ità e dunque bisogna avere una scala diversa. Tra poco partiranno le gare gas, per l’energia si parla di mercato libero, per quanto riguarda l’ambiente si va a gara su tutto». Non è stato facile far capire alla politica i vantaggi di una simile operazione. «È stata una scelta bipartisan — prosegue Valotti —. Ormai è evidente che le dimensioni contano e ora avremo una forza diversa. La Lombardia fa sistema tra le imprese ed è in grado di affrontare la competizio­ne interregio­nale in linea con l’evoluzione dei mercati dei prossimi anni». Il modello scelto da A2A (advisor Mediobanca) è quello che in più occasioni l’amministra­tore delegato Valerio Camerano ha definito la «multiutili­ty dei territori»: « È un modello di crescita che va di pari passo alla crescita organica — spiega il Ceo —. Si tratta di uno sviluppo condiviso di valore: le altre società portano presenza e leadership territoria­le, il nostro contributo è a livello di tecnologia, di innovazion­e e di scala».

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Vertice Da sinistra, il presidente di A2A Giovanni Valotti, 54 anni, e il ceo Valerio Camerano, 53 anni

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