«Non era lecito il rattoppo sul binario»
Operai della società violano l’area sequestrata
«L’utilizzo di spessori in legno non è previsto dalle normative e dai protocolli». Per la società Rete ferroviaria la tavoletta in legno che doveva sostenere il peso del binario del disastro di Pioltello non doveva essere usata. Ma chi l’ha posizionata deve essere stato un operaio della stessa società.
«L’utilizzo di spessori in legno non è previsto dalle normative tecniche e dai protocolli operativi»: a mettere la tavoletta che doveva sopportare il peso del binario del disastro di Pioltello più quello di 500 treni al giorno non può che essere stato un operaio di Rfi, ma la società prende nettamente le distanze da quell’intervento lasciando immaginare di ritenerlo un’iniziativa personale. Lo fa, forse, anche pensando all’accusa di violazione della legge sulla responsabilità amministrativa delle imprese, mentre ieri quattro suoi addetti sono stati denunciati dalla Polfer perché stavano facendo rilievi in un’area sequestrata.
Le indagini sull’incidente ferroviario che mercoledì mattina ha causato la morte di tre passeggeri del treno Cremona-Milano Garibaldi e il ferimento di altri 95 puntano sempre più all’intervento tampone fatto, ancora non si sa da chi e quando, per impedire che la rotaia «battesse» continuamente sulla massicciata che aveva ceduto al passaggio dei convogli, tra cui il Frecciarossa che lì va a 180 km/h. Una «zeppa» provvisoria che potrebbe essere rimasta troppo a lungo finché ha ceduto favorendo la rottura di 23 centimetri della rotaia e l’allentamento di un giunto che hanno causato il disastro. Gli investigatori mostrano una certa sicurezza su questa ricostruzione, ma il condizionale è d’obbligo in attesa delle perizie (potrebbero volerci mesi) che due esperti incaricati dalla Procura di Milano faranno anche sul treno gestito da Trenord.
«Le attività manutentive devono essere eseguite secondo procedure e metodologie operative di lavoro codificate», scrive ancora in una nota Rfi in cui, pur non dicendo nulla sulla «zeppa», sostiene che ormai l’uso del legno è «limitato a pochissimi casi codificati». Certo non per rattoppare il cedimento della massicciata. Chi ha potuto esaminare la tavoletta dice che sembra che stesse lì da tempo, forse da prima dell’ 11 gennaio, giorno in cui la linea è stata esaminata dal «Treno diagnostico». I suoi sensori, infatti, non hanno rilevato nessun difetto lungo la rotaia, forse propio perché essa era sostenuta dalla «zeppa» improvvisata.
Non è l’unica anomalia su cui fare luce. Almeno uno dei quattro bulloni che tengono insieme le due piastre laterali che congiungono le rotaie era rotto da prima dell’incidente e un altro forse era allentato. Questo potrebbe aver contribuito al cedimento del giunto, all’oscillazione della rotaia, alla rottura di 23 centimetri di acciaio e, quindi, al deragliamento e alla tragedia.
Rfi dichiara di avere «fiducia» negli inquirenti ai quali assicura «la più ampia disponibilità e collaborazione», ma quando ieri la Polfer ha sorpreso quattro suoi addetti mentre con un’apparecchiatura a ultrasuoni esaminavano i binari in una area sequestrata duecento metri dopo il punto di rottura, si è temuto che stessero facendo qualcosa di poco chiaro che addirittura rischiava di inquinare le prove. Sono stati denunciati per violazione dei sigilli. «Erano impegnati esclusivamente in controlli tecnici in vista della riapertura degli altri due binari della linea» e hanno superato «inavvertitamente» i confini dell’area sequestrata che non erano «visibilmente segnalati», si è precipitata a spiegare Rfi. Gli investigatori, invece, sospettano che stessero operando proprio sul binario
Almeno uno di quattro bulloni era rotto da prima dell’incidente, uno forse era allentato
del disastro. Sulle rotaie sono state rinvenute le «marcature» lasciate dall’apparecchio a ultrasuoni durante le verifiche. Oltre al disastro ferroviario colposo, i pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano, ipotizzano ancora contro ignoti (i primi indagati arriveranno dopo che saranno accertati i ruoli nelle società) anche l’omicidio colposo plurimo e la violazione della legge 231/2001 che punisce le società che non hanno un modello organizzativo adeguato a prevenire incidenti di questo tipo. Ma se a causarli è un’iniziativa autonoma di una o più persone al di fuori delle linee guida prestabilite, le aziende e i loro vertici evitano il rischio di essere sanzionati pesantemente.