IL PAESE DEI VIGILANTI CHE RESTA BAMBINO
ITutela Un Paese bambino che vive sotto tutela Forse si devono sorvegliare quelli che sorvegliano
l nostro è un Paese bambino, vive sotto tutela. L’Agicom, l’autorità garante per le comunicazioni, dopo essersi goffamente esibita sulla par condicio dei giornalisti (nei talk ci devono essere opinionisti di parte avversa) ha richiamato La 7 e Mediaset per alcuni bizantinismi sul rispetto di quella mordacchia legalizzata che regola i dibattiti politici e umilia la responsabilità del conduttore. Mentana ha risposto parlando di «richiamo patetico».
Ma quante sono le autorità garanti? C’è quella per l’infanzia e l’adolescenza, c’è quella per la protezione dei dati personali, c’è quella dell’Antitrust. Ci sono quelle per l’Italia digitale, per il fisco e la burocrazia, per i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, per il diritto di sciopero, per i fondi pensione, per l’energia elettrica e il gas. Poi c’è la Consob che regola la Borsa e i mercati finanziari. Poi c’è la mitica Vigilanza Rai. Poi c’è Raffaele Cantone che garantisce sugli appalti e su noi tutti. Sicuramente dimentico altre autorità garanti. Una cosa è certa: ci sono più vigilanti che vigilati.
Perché abbiamo bisogno di essere così sorvegliati? Non basta la magistratura? Siamo un popolo vocato all’inosservanza? E dopo alcuni noti casi di mancanza di controllo, chi sorveglierà i sorveglianti?
Forse è sui vigilanti che bisogna vigilare!