Corriere della Sera

«Fuori a sorpresa Noi mortificat­i, però non lascerò»

- Giuseppe Alberto Falci

«Un minimo ci sono rimasto male, la vita va comunque avanti». È dispiaciut­o Sergio Lo Giudice, senatore pd, fra i promotori della legge sulle unioni civili, escluso dalle liste del Pd. Eppure non demorde: «La vita va comunque avanti».

Dica la verità: se l’aspettava?

«No, ed è avvenuta secondo una modalità inattesa. Il mio nome era stato selezionat­o per essere in lista. Ma qui il punto è un altro. Il fatto antipatico è che ieri il ruolo delle minoranze nella costruzion­e delle liste è stato mortificat­o. Non solo dal punto di vista numerico. Alcuni nomi non hanno trovato spazio perché le decisioni erano già state prese».

Tutta colpa del segretario Renzi?

«Il partito sta assumendo questa caratteris­tica: si fa un congresso ma poi le minoranze si cancellano, come se non esistesser­o».

Il Pd di Renzi è diventato il PdR?

«Non c’è un’ora x in cui il Pd diventa il PdR, ma un processo di costruzion­e di una identità monolitica che non comprende posizioni di sinistra. È urgente capire dove stiamo andando».

Adesso Sergio Lo Giudice cosa farà?

«Tornerò al mio lavoro di professore. Ma il mio lavoro politico continuerà fuori dal palazzo, nelle associazio­ni, in Rete dem e nel partito».

Lascerà il Pd?

«No, in questo momento non ho nessuna intenzione di lasciare il Pd. Il centrosini­stra deve vincere ed evitare la vittoria delle destre».

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Senatore Sergio Lo Giudice, 56 anni, ex leader dell’Arcigay

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