Le offese ad Anna Frank punite solo con la multa violano la Costituzione
Il verdetto sullo stadio della Lazio e il diritto alla dignità
Lasciamo da parte la coincidenza con la Giornata della Memoria. La decisione del tribunale del calcio sulla vicenda Lazio non sarebbe stata meno esposta a critiche se pronunciata due mesi fa o tra due mesi. Si è trattato in sostanza della monetizzazione di un comportamento intollerabile per i valori che ha offeso. La monetizzazione pone l’alternativa tra la violazione e il pagamento.
Questo scambio tra violazione e denaro è accettabile in democrazia solo per i valori che appaiono negoziabili, sulla base della Costituzione e delle gerarchie di valori esistenti nella società.
L’accusa aveva chiesto la chiusura dello stadio per due turni, oltre alla multa. I giudici hanno deciso per la sola multa sulla base di una motivazione che prescinde dal tipo di illecito, ma guarda alle conseguenze della sanzione. «Non sussistono i presupposti per infliggere la sanzione della disputa di due giornate a porte chiuse in quanto in tal
Il tribunale del calcio pare non avere tenuto in alcuna considerazione la violazione intollerabile di un diritto dell’uomo garantito dall’articolo 2 della nostra Carta L’accusa aveva chiesto la chiusura dell’impianto per due turni, più la sanzione No alle gare a porte chiuse per non penalizzare la gran parte della tifoseria
modo verrebbe penalizzata la quasi totalità della tifoseria laziale per il becero comportamento di sole venti persone… (questa soluzione) porterebbe al compimento di ulteriori atti emulativi sempre da parte di pochi sprovveduti che potrebbero provare ulteriore soddisfazione nel constatare quanto il loro comportamento sia in grado di condizionare un’intera tifoseria».
È certamente corretto interessarsi anche a questo profilo della sanzione. Ma a due condizioni: senza esporre argomentazioni suicide e solo dopo aver valutato il tipo di illecito. Se è vero che i «tifosi sprovveduti», in realtà razzisti, potrebbero trarre i vantaggi di cui parla la sentenza in caso di sanzioni severe è ancora più vero che quei tifosi oggi riterranno sostanzialmente tollerato un comportamento come quello che hanno tenuto. Proprio questa sostanziale tolleranza li indurrebbe a ripeterlo. D’altra parte i vergognosi cori razzisti che si sentono in molti stadi non sono figli della stessa inquietante tolleranza?
Veniamo all’illecito. A Roma è stata offesa la dignità di una giovane donna uccisa ad Auschwitz, e dei sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti, dei quali quella giovane donna è diventata uno dei simboli più riconosciuti nel mondo. Questa offesa alla dignità, al rispetto che tutte le nazioni civili devono a quei morti, è il nucleo del comportamento tenuto da quei razzisti. La dignità rientra tra i diritti inviolabili dell’uomo garantiti dall’articolo 2 della nostra Costituzione. È questo il valore che è stato violato in modo intollerabile e che il tribunale del calcio pare non aver tenuto in alcuna considerazione.
Non può sfuggire, infine, che quella decisione, certo indipendentemente dagli intenti di chi la ha formulata, si inserisce in una serie di manifestazioni razziste ed antiebraiche in molti Paesi europei, dalla Polonia alla Francia alla Germania all’Inghilterra e alla stessa Italia, nei confronti delle quali non pare ci sia stata sinora una reazione adeguata.
Sono segnali marginali si dice. Tutti i segnali di questo tipo all’inizio sono marginali; senza una reazione civile e vasta quei segnali sono destinati a trasformarsi in movimenti e a diventare determinanti. Nel 1923, uno dei maggiori giornalisti italiani, Giulio De Benedetti, intervistò Hitler e concluse «Non mi pare un dittatore troppo pericoloso». Dieci anni dopo si apriva il campo di Dachau.