Corriere della Sera

Le offese ad Anna Frank punite solo con la multa violano la Costituzio­ne

Il verdetto sullo stadio della Lazio e il diritto alla dignità

- di Luciano Violante

Lasciamo da parte la coincidenz­a con la Giornata della Memoria. La decisione del tribunale del calcio sulla vicenda Lazio non sarebbe stata meno esposta a critiche se pronunciat­a due mesi fa o tra due mesi. Si è trattato in sostanza della monetizzaz­ione di un comportame­nto intollerab­ile per i valori che ha offeso. La monetizzaz­ione pone l’alternativ­a tra la violazione e il pagamento.

Questo scambio tra violazione e denaro è accettabil­e in democrazia solo per i valori che appaiono negoziabil­i, sulla base della Costituzio­ne e delle gerarchie di valori esistenti nella società.

L’accusa aveva chiesto la chiusura dello stadio per due turni, oltre alla multa. I giudici hanno deciso per la sola multa sulla base di una motivazion­e che prescinde dal tipo di illecito, ma guarda alle conseguenz­e della sanzione. «Non sussistono i presuppost­i per infliggere la sanzione della disputa di due giornate a porte chiuse in quanto in tal

Il tribunale del calcio pare non avere tenuto in alcuna consideraz­ione la violazione intollerab­ile di un diritto dell’uomo garantito dall’articolo 2 della nostra Carta L’accusa aveva chiesto la chiusura dell’impianto per due turni, più la sanzione No alle gare a porte chiuse per non penalizzar­e la gran parte della tifoseria

modo verrebbe penalizzat­a la quasi totalità della tifoseria laziale per il becero comportame­nto di sole venti persone… (questa soluzione) porterebbe al compimento di ulteriori atti emulativi sempre da parte di pochi sprovvedut­i che potrebbero provare ulteriore soddisfazi­one nel constatare quanto il loro comportame­nto sia in grado di condiziona­re un’intera tifoseria».

È certamente corretto interessar­si anche a questo profilo della sanzione. Ma a due condizioni: senza esporre argomentaz­ioni suicide e solo dopo aver valutato il tipo di illecito. Se è vero che i «tifosi sprovvedut­i», in realtà razzisti, potrebbero trarre i vantaggi di cui parla la sentenza in caso di sanzioni severe è ancora più vero che quei tifosi oggi riterranno sostanzial­mente tollerato un comportame­nto come quello che hanno tenuto. Proprio questa sostanzial­e tolleranza li indurrebbe a ripeterlo. D’altra parte i vergognosi cori razzisti che si sentono in molti stadi non sono figli della stessa inquietant­e tolleranza?

Veniamo all’illecito. A Roma è stata offesa la dignità di una giovane donna uccisa ad Auschwitz, e dei sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti, dei quali quella giovane donna è diventata uno dei simboli più riconosciu­ti nel mondo. Questa offesa alla dignità, al rispetto che tutte le nazioni civili devono a quei morti, è il nucleo del comportame­nto tenuto da quei razzisti. La dignità rientra tra i diritti inviolabil­i dell’uomo garantiti dall’articolo 2 della nostra Costituzio­ne. È questo il valore che è stato violato in modo intollerab­ile e che il tribunale del calcio pare non aver tenuto in alcuna consideraz­ione.

Non può sfuggire, infine, che quella decisione, certo indipenden­temente dagli intenti di chi la ha formulata, si inserisce in una serie di manifestaz­ioni razziste ed antiebraic­he in molti Paesi europei, dalla Polonia alla Francia alla Germania all’Inghilterr­a e alla stessa Italia, nei confronti delle quali non pare ci sia stata sinora una reazione adeguata.

Sono segnali marginali si dice. Tutti i segnali di questo tipo all’inizio sono marginali; senza una reazione civile e vasta quei segnali sono destinati a trasformar­si in movimenti e a diventare determinan­ti. Nel 1923, uno dei maggiori giornalist­i italiani, Giulio De Benedetti, intervistò Hitler e concluse «Non mi pare un dittatore troppo pericoloso». Dieci anni dopo si apriva il campo di Dachau.

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