Corriere della Sera

Una sentenza di Bellomo nel concorso La protesta degli aspiranti magistrati

Roma, il giudice destituito: quella decisione fu rivoluzion­aria. I candidati: ci sentiamo offesi

- Virginia Piccolillo

L’ultima prova del concorso per magistrati riprendeva una sentenza scritta da Francesco Bellomo. Proprio lui, il consiglier­e espulso all’unanimità dalla magistratu­ra perché vincolava le borsiste al dress code con minigonne e all’omertà, promettend­o loro in cambio il «segreto industrial­e» delle tracce, è stato oggetto di esame alla prova che doveva segnare la svolta nel reclutamen­to delle toghe. E che, per questo, si è svolta in un clima teso. Con controlli che su Facebook una concorsist­a ha descritto ai limiti della «violenza».

Nonostante tutto è rispuntato Bellomo. E nelle chat degli aspiranti magistrati fioccano i commenti scandalizz­ati contro quello che definiscon­o «incredibil­e inchino».

«Forse le minigonne pagano», scrivono. O anche: «Dunque chi non ha frequentat­o una certa scuola (oggetto di scandalo) questo concorso non lo può e non lo deve passare?». Una rabbia accresciut­a dal fatto che è stato proprio Bellomo a rivendicar­lo. Non se ne erano accorti i concorsist­i, anche se su quella traccia si erano appuntati molti mugugni. A centinaia erano andati via senza consegnare a causa di quell’argomento ritenuto un po’ troppo «prefettizi­o»: «Strumenti amministra­tivi di contrasto alle organizzaz­ioni criminali, con particolar­e riferiment­o alle interditti­ve prefettizi­e ed altre tutele giurisdizi­onali».

Poi, Bellomo, che malgrado sia stato destituito continua ad insegnare e dirigere la scuola per aspiranti magistrati, Diritto e Scienza, attraverso il sito del corso, li ha illuminati. Con una comunicazi­one che in un sol colpo lodava la sua sentenza ma anche il contestato metodo e la contestati­ssima rivista all’origine del suo allontanam­ento dalla magistratu­ra. «Le interditti­ve antimafia e la relativa tutela giurisdizi­onale sono oggetto della rivoluzion­aria sentenza del Consiglio di Stato 6 luglio 2017 n3317 (presidente Frattini, estensore Bellomo) pubblicata su questo sito, come esempio del metodo scientific­o. Nonché sul numero di 7/2017 della rivista».

Immediate le reazioni inorridite sulle chat dei concorsist­i. «Oltre il danno la beffa... ciliegina sulla torta una delle sentenze di interesse di oggi vede come estensore Bellomo». E ancora: «La traccia di amministra­tivo riprende una sentenza a firma di un magistrato destituito che sul sito del concorso annuncia era stata trattata. Alla faccia del prestigio e del decoro della magistratu­ra». E giù commenti dai toni amari: «Il decoro e il prestigio della magistratu­ra sono stati offesi. Noi forse ancor di più...».

La protesta monta. Ampliata da voci di «pizzini» circolati: «E quindi a quanto pare due ragazze sono state ritrovate con due pizzini e sono state espulse, qualcuno indagherà?», si legge in chat. Ma, soprattutt­o, da un’altra coincidenz­a. Il tema era stato oggetto anche della monografia di un altro commissari­o. Renato Rolli, professore di diritto amministra­tivo all’università della Calabria, nel 2013 aveva scritto un articolo sui «problemi recenti di competenza territoria­le del giudice amministra­tivo in tema di informativ­e prefettizi­e».

Tra i concorsist­i, anche quelli che hanno consegnato l’elaborato, c’è chi lo ritiene illegale, chi cita un caso passato in cui per lo stesso motivo un membro della commission­e venne espulso. Che fare? Sulle chat c’è un gran dibattito. Ma, ormai delusi, piuttosto che rivolgersi alla giustizia meditano di chiamare Le Iene.

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