«Papà non avrebbe preteso nulla, ma hanno fatto un pasticcio »
Il primo ad aver sentore che Livorno avrebbe voluto ricordare Ciampi fu il suo consigliere al Quirinale Domenico Marchetta, quando portò l’ultimo dono testamentario del capo dello Stato alla città (libri, cose per lui preziose). Il collaboratore del presidente non ne parlò a nessuno, perché allora la sua era solo una sensazione, ma non sbagliava. Nella testa del sindaco Filippo Nogarin l’idea c’era: intitolare all’illustre concittadino la Rotonda di Ardenza. Progetto via via perfezionato con il solito iter ma respinto in extremis da 16 consiglieri della maggioranza. Grillini. Per i quali Ciampi non meriterebbe quell’onore. «Quali colpe avrebbe avuto?», chiede ancora incredulo Claudio Ciampi, figlio del presidente. «Aver lavorato per le banche, contribuito all’ingresso dell’Italia nell’euro e ripristinato la parata militare? E sono colpe?»
Lei riesce a farne cenno con ironia, ma come l’avete presa davvero, in famiglia?
«Guardi che hanno fatto tutto da soli, a Livorno. Prima in giunta hanno preso una delibera, e noi come famiglia ne siamo stati avvisati... noi che nulla, naturalmente, avevamo chiesto. In un secondo momento ci hanno detto che la questione era sospesa. Poi che era ritirata e infine, con l’ultimo consiglio comunale, addirittura sepolta. Ci siamo limitati a prenderne atto... Dico solo che se la potevano risparmiare».
Che questa farsa sia andata in scena a Livorno, tanto amata da suo padre, è un’umiliazione più grave per voi?
«Certo. Era la sua città natale e non a caso è sepolto lì. Non avrebbe preteso nulla, uno come lui, non era malato di protagonismo. Mi colpisce il fatto che quasi contemporaneamente altre due città hanno voluto onorarlo. A Firenze gli hanno dedicato una rotonda e a Catania un viale, e c’era anche il presidente Mattarella. Ora questo pasticcio è la più negativa delle sorprese».
La colpiscono le motivazioni di chi si è detto contrario, con i richiami a banche, élite, patriottismo?
«Ognuno è libero di esprimere i giudizi che crede, ma il fatto è che prima hanno assunto delle motivazioni e poi le hanno contraddette con argomenti più o meno opinabili, definiamoli così. Ne prendiamo atto e basta. Perché non vogliamo che usino mio padre in campagna elettorale». Il sindaco Nogarin si è scusato?
«Mi ha telefonato una sera, dicendo che non voleva che fosse infangata la memoria di Ciampi. Io gli ho risposto: no, lei si vuol togliere da un orrendo imbarazzo. In ogni caso lo capisco: fare una delibera in giunta e vedere che la tua stessa maggioranza ti mette sotto, beh, mi sembra politicamente molto imbarazzante».
Qualcuno recrimina che la toponomastica dell’Italia è piena di nomi davvero improponibili, nomi di fascisti per esempio...
«Il nostro è un Paese singolare e, se si facesse una simile analisi, potremmo restarne sconcertati. Ma io non posso fare come l’oste quando gli si chiede se il suo vino è buono o meno. Mettiamola così: è stato un incidente». E sua madre, donna Franca?
«La conosce, dunque può intuire che non ha fatto i salti di gioia, davanti a questa bagarre. Ci ha messo una pietra sopra anche lei, limitandosi a dire “per fortuna sono di Reggio Emilia, non di Livorno”».