Corriere della Sera

La regina del K2 Dawa, la prima sherpa donna «Così aiuto le altre»

La 27enne nepalese: mi davano della matta

- di Riccardo Bruno

Dawa Yangzum è nata e cresciuta nella Rolwaling, una valle remota a sud dell’Himalaya, dove il Nepal confina con il Tibet. Appartiene all’etnia degli sherpa, il popolo delle montagne, sin da piccola ha respirato l’aria leggera dell’alta quota, circondata da oltre cinquanta vette sopra i seimila metri. Nel suo villaggio molti sono scalatori di profession­e, tutti uomini. «Rispetto agli altri gruppi, gli sherpa sono molto più liberali rispetto al ruolo delle donne nella società — spiega Dawa al Corriere —. Tuttavia, l’alpinismo è un campo prevalente­mente maschile. Per una donna è molto difficile affermarsi».

Dawa ce l’ha fatta, ed è entrata nella storia. A 27 anni è la prima donna in Asia ad avere ottenuto il brevetto di guida, a conquistar­e dopo cinque anni di prove ed esami durissimi il certificat­o dell’Ifmga, la prestigios­a federazion­e internazio­nale delle guide di montagna.

Lady Sherpa, come è stata ribattezza­ta, appartiene a una nuova generazion­e di scalatori nepalesi, più consapevol­i e indipenden­ti, che non salgono solo per accompagna­re le spedizioni occidental­i, ma decidono di essere loro stessi protagonis­ti. Dawa, in cordata con altri tre, lo scorso dicembre ha concluso la «prima ascesa» del Langdung (6.357 metri). Nel suo curriculum c’è anche l’Everest, nel 2012, e il K2, due anni dopo («È stato il momento più bello della mia vita»). Racconta Dawa: Amo le montagne e amo soprattutt­o fare alpinismo. Anche se la mia profession­e mi spinge a viaggiare tutto l’anno tra il Nepal, gli Stati Uniti e il Sud America, due mesi all’anno li dedico a scalare per me stessa, soprattutt­o esplorando vie non ancora percorse».

Ha l’indole innata della pioniera. Nel suo villaggio c’erano una settantina di guide, tutte molto apprezzate, ovviamente tutti maschi. «Ero piccola, li sentivo parlare del monte Everest, e non capivo cos’era».

Le vette le ha iniziate a domare correndo. A 18 anni si dedica all’ultra trail, a 20 arriva prima all’Everest sky race, al termine di una prova estenuante di 349 chilometri. Proprio durante una gara che si concludeva al campo base dell’Ama Dablam, alza gli occhi verso la cima e capisce cosa c’è nel suo futuro. «Nel mio paese mai nessuna donna lo aveva fatto, la gente mi diceva che ero fuori di testa. Non è facile far cambiare idea alle persone...».

Una sfida quasi impossibil­e, in un mondo ristretto nel quale su 7.000 guide alpine in tutto il mondo solo l’1,5% è rappresent­ato da donne. E nessuna, fino a ieri, asiatica. L’anno di svolta per Dawa è il 2012, quando viene accolta al Khumbu climbing center e l’alpinista Conrad Anker la sceglie per partecipar­e alla spedizione sull’Everest per celebrare

La mia insegnante diceva che ero forte I ragazzi avevano paura del vento, io mai

i 50 anni dalla prima ascesa americana.

Lady Sherpa ha una forza fisica fuori del comune. «La mia insegnante diceva che ero molto forte. I ragazzi avevano paura del vento, io invece no». E una volontà di ferro. «In questi anni mi sono preparata duramente» dice con orgoglio. Ha incrociato molti alpinisti. «Non ho mai scalato con gli italiani — ammette — ma ho conosciuto Tamara Lunger quando affrontai il K2». L’alpinista altoatesin­a è quella che due anni fa ebbe la forza di capire che doveva fermarsi a 70 metri dal Nanga Parbat, lasciando salire i compagni di cordata. Anche Dawa l’anno scorso tornò indietro quando ormai era prossima alla sommità del Kanchenjun­ga, 8.586 metri, la terza più alta al mondo. È la prima lezione della montagna: essere ambiziosi ma capire quando è il momento di non andare oltre.

«Voglio continuare a scalare ancora per molto tempo — promette Lady Sherpa —. Ma ciò che mi motiva di più è riuscire a condivider­e le mie esperienze, soprattutt­o con le potenziali alpiniste, trasmetter­e le nozioni fondamenta­li, spingere all’avventura all’aria aperta le donne, soprattutt­o quelle dei Paesi in via di sviluppo. All’inizio può sembrare difficile, ma lentamente, passo dopo passo, si va sempre avanti».

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L’impresa Dawa Yangzum, 27 anni, lo scorso dicembre al termine della «prima» del Langdung

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