«MENO TASSE PER TUTTI» SE AL SUD PIACE UNO SLOGAN DA NORD-EST
Con le tasse alle stelle, come finora, il Sud è diventato più povero, più disoccupato, più ammalato. E con il taglio delle tasse? Cosa succederebbe se il prelievo fosse di tipo elettorale, cioè più leggero, tendenzialmente da Stato minimo? Scarte
frusce e piglia primere, dicono a Napoli. Di male in peggio. Meno Stato — si argomenta — per il Sud vuol dire meno investimenti pubblici, meno treni, scuole, lavoro; e quindi più divario. Ma questa è solo una delle tesi in campo. L’altra è che il gioco potrebbe valere la candela. Accade infatti una cosa singolare. Alla vigilia del voto, questione meridionale e questione settentrionale sono state espunte dai programmi. Il risultato è che ora la scena è tutta per una inedita «nazionalizzazione» della politica. Tutti sono diventati nazionali, anche la Lega. Nessuno si propone più come sindacalista territoriale. La novità ha del clamoroso, perché era appunto di temi territoriali che l’Italia si stava occupando fino all’altro ieri. Parlavamo del referendum lombardoveneto per una maggiore autonomia (anche fiscale) delle regioni virtuose. E parlavamo di una giornata in memoria delle vittime del Risorgimento, richiesta dal Movimento 5 Stelle, come preludio per un risarcimento sudista. Ora si parla d’altro. Ridotta la pressione fiscale col taglio dell’Irpef e gli 80 euro, Renzi promette di continuare. Berlusconi è per la flat tax. Di Maio annuncia il dimezzamento dell’Irap e una ulteriore riduzione delle aliquote Irpef a tutte le fasce di reddito. Grasso vuole atenei senza rette, anche per i ricchi. Il prodotto è lo stesso, comune
l’hardware, diverso il software: segno che la detassazione tira sul mercato del consenso. Persino il Sud, solitamente restio, ora sembra interessato a prospettive meno stataliste. È una novità, se non una svolta, perché mai tale propensione era emersa in una campagna elettorale. «Meno tasse per tutti» è sempre stato uno slogan da NordEst. Se ora funziona anche per il Sud, qualcosa vorrà dire. Forse questo: che pur di cambiare vale la pena rischiare.
mdemarco55