Il Fisco rivela al contribuente dove vanno i soldi delle tasse
In primavera le lettere dell’Agenzia delle Entrate a 20 milioni di italiani
Caro contribuente ti scrivo. Anzi, ti spiego. A partire dalla prossima primavera l’Agenzia delle Entrate aggiungerà un foglio a buona parte delle sue comunicazioni. Su quel foglio ci sarà scritto quanto il singolo contribuente ha pagato al Fisco l’anno precedente. E, soprattutto, comparirà una tabella per spiegare come quei soldi, i suoi soldi, sono stati utilizzati dallo Stato. Per capire: l’anno scorso hai versato 10 mila euro di imposte. Di quei soldi il 10%, e quindi mille euro, sono stati destinati all’istruzione. Il 15%, e quindi 1.500 euro, sono andati alla sanità. E poi via con le altre macro voci che compongono quel grande libro mastro che è il bilancio dello Stato: dalla difesa agli enti locali, dal welfare agli interessi per ripagare il debito pubblico. Ci sarà anche un grafico a torta: una fetta per ogni voce del bilancio pubblico, per rendere il tutto più comprensibile.
Saranno circa 20 milioni i contribuenti che riceveranno questa nuova comunicazione. Si comincerà, in formato elettronico, con quelli che sceglieranno di accedere alla loro dichiarazione dei redditi precompilata. L’anno scorso sono stati 3,5 milioni, quest’anno dovrebbero aumentare. Poi toccherà, sempre in formato elettronico, a chi fa la dichiarazione dei redditi senza la precompilata, ad esempio con il modello 730. Dopo ancora si passerà al formato cartaceo aggiungendo il foglio in più alle cosiddette lettere di compliance, quelle con cui l’Agenzia delle Entrate invita il contribuente a regolarizzare possibili errori.
Perché questa scelta? L’idea è portare alla luce del sole un filo che non sempre è visibile e che a volte non si vuole nemmeno vedere: quello che unisce le tasse ai servizi. Perché alla fine, nonostante un Fisco sempre troppo opprimente e gli infiniti sprechi della macchina pubblica, è proprio grazie alle tasse che lo Stato manda avanti le scuole, gli ospedali e tutti gli altri servizi essenziali. Non sarebbe una prima assoluta, ma quasi. Il progetto del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Ruffini, riprende una pratica già utilizzata da qualche anno nel Regno Unito. Ma non risultano altri casi.
In realtà dietro c’è anche una teoria, quella della «spinta gentile» che l’anno scorso ha portato il premio Nobel per l’economia all’americano Richard Thaler. Secondo Thaler, esperto di economia comportamentale, davanti alle scelte di tutti i giorni abbiamo bisogno di un pungolo per fare quella giusta. Resta da vedere se, leggere quante tasse abbiamo pagato e sapere come sono stati usati i nostri soldi, ci farà versare l’obolo allo Stato a cuore più leggero. O il contrario.
«Spinta gentile» Per il Nobel Thaler serve un pungolo, la «spinta gentile», per fare la scelta giusta