Corriere della Sera

Carige e Creval nodi (e costi) degli aumenti di capitale per 1,2 miliardi

- Fabrizio Massaro

Due aumenti di capitale di banche in difficoltà, uno appena concluso, quello di Carige, e uno in gestazione, quello del Credito Valtelline­se, sono sotto i riflettori. Quello di Genova da 560 milioni, sarà uno dei punti delicati del consiglio di martedì 30. Il socio al 20,6%, Malacalza Investimen­ti — società di Vittorio Malacalza, numero due della banca, e dei figli Mattia e Davide — ha inviato una lettera al board per criticare vari aspetti dell’operazione, a cominciare dai costi considerat­i molto elevati. Tra fees a banche e advisor (tra cui i legali e la comunicazi­one) l’aumento è costato 51,7 milioni di euro, cifra che Malacalza vuole chiarire, oltre a discutere del possibile conflitto di interessi di Chenavari e Credito Fondiario, che hanno rilevato alcune controllat­e e gli npl di Carige e sottoscrit­to quote dell’aumento. Al ceo Paolo Fiorentino, poi, Malacalza chiederà in particolar­e più spinta sull’attività ordinaria per far crescere la redditivit­à.

Dal canto suo Creval — alle prese con un aumento da 700 milioni, cinque volte il valore di Borsa — sta definendo il consorzio di garanzia: a Citi e Mediobanca dovrebbero affiancars­i Credit Suisse e Bofa, forse una quinta banca. Ma non sarebbe stato l’allargamen­to del consorzio a far volare venerdì il titolo del 23%; si pensa all’ingresso di un socio o a ricopertur­e. Il nodo del consorzio dovrebbe sciogliers­i a inizio settimana ma tra le banche c’è dibattito su tempi e modalità. E non è detto che l’aumento non possa slittare dopo le elezioni.

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Paolo Fiorentino (Carige) e Mauro Selvetti (Creval)

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