Corriere della Sera

Paris ritrova il turbo sulla strada per l’Oriente

L’azzurro secondo nell’ultima discesa prima dei Giochi vinta dallo svizzero Feuz

- Flavio Vanetti

Le donne del gigante GARMISCH steccano a Lenzerheid­e, prima gara dopo dodici di fila a concluders­i senza un’italiana sul podio? Provvede Dominik Paris, nella discesa di Garmisch, a tenere alto il morale dello sci azzurro grazie a una zampata che per soli 18 centesimi non gli consente di centrare la seconda vittoria stagionale.

Domme e l’austriaco Kriechmayr, che lo appaia al secondo posto dimostrand­o che il pettorale 20 non era troppo alto, devono invece assistere al terzo centro nell’annata del campione del mondo, lo svizzero Beat Feuz. «Kugelblitz», che vuol dire fulmine globulare o palla luminosa a seconda che si voglia guardare all’astrofisic­a o alle rotondità dell’elvetico, azzecca una cosa su tutte: l’ultimo salto e il tratto in curva che conduce al traguardo della pista Kandahar. È perfetto, è un fulmine (appunto). Tutti gli altri, invece, lì ci lasciano le penne: Domme, Kriechmayr, lo Svindal che parte con l’1 e sembra piazzare la martellata decisiva, salvo poi accomodars­i al quarto posto con la medaglia di legno, Reichelt (altra aquila austriaca che si divora la vittoria nei metri conclusivi), perfino Peter Fill che per quattro intertempi è da podio e che invece si arrota sul più bello pasticcian­do e scontando la stanchezza per l’influenza della vigilia.

Però ieri avrebbe vinto quasi sicurament­e Christof Innerhofer, colui che queste curve e questi pendii da paura domava mirabilmen­te al Mondiale 2011 (oro in superG e bronzo in libera, oltre che argento in combinata), uno dei due picchi della sua carriera di grande e sfortunato campione. Bene, Inner (il migliore nell’ultima prova) stava attaccando e «carvando» da par suo. Ma nella parte alta, mentre era al comando, è scivolato toccando la neve con uno scarpone. È riuscito a rialzarsi e a ripartire in corsa (anche se da fermo, di fatto) e a metà della gara, anziché peggiorare, aveva ridotto lo svantaggio accumulato. Alla fine, quattordic­esimo a 1’’15, ha fatto perfino meglio di chi non aveva sbagliato. Pure Paris c’è rimasto male per lui («Quest’anno a Christof non ne va bene una»), mentre il diretto interessat­o oscillava tra pensieri opposti: «Conservo solo il ricordo che stavo ottenendo le risposte che cercavo. Contano però solo i risultati, anche se prima o poi arriverann­o».

Meglio prima che poi, dato che la prossima uscita dei velocisti sarà ai Giochi. In questo senso, una risposta la attendeva anche Dominik. L’ha avuta. Le ombre di Kitz, dove quest’anno «nulla è andato bene», sono scacciate con una semi-vittoria (podio numero 20 dell’Italia tra maschi e femmine) e con belle sensazioni pensando alla Corea: «È il modo giusto per arrivare ai Giochi, anche se là sarà una lotteria perché la pista è corta e saremo tutti racchiusi in un fazzoletto. Il meteo è poi instabile e se farà molto freddo la neve diventerà simile a quella americana, che io non amo». Tra attese, crucci e speranze, salutando pure i progressi di Emanuele Buzzi, decimo e ufficialme­nte in crescita, i velocisti azzurri si preparano al check in per l’Oriente.

 ??  ?? Uomo jet Dominik Paris, 28 anni, un argento Mondiale e 9 vittorie in Coppa, di cui 8 in discesa (Ap)
Uomo jet Dominik Paris, 28 anni, un argento Mondiale e 9 vittorie in Coppa, di cui 8 in discesa (Ap)

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