Corriere della Sera

«Vittoria derubata mentre salvava una vita»

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Prima di Natale, Vittoria ha lavorato al mercatino ed ha incassato 435 euro da versare alla Onlus. Torna a casa con l’amico che l’ha aiutata. Sorpassa un bus fermo e vede una macchina davanti al bus, muso contro muso ma senza crash. Un uomo è riverso sul volante. Si ferma. Intuisce che non si tratta di un incidente. Bussa al finestrino, niente. L’autista del bus, seduto al proprio posto di guida, risponde che la macchina era lì sulla corsia sbagliata, la strada è stretta per sorpassare, ha avvisato la centrale e sta aspettando. Ha chiamato un’ambulanza? No, non è previsto dal regolament­o. Lei chiama i soccorsi. Manderanno una lettiga, intanto le danno istruzioni su come praticare il massaggio cardiaco. Si alternano in due, lei e il suo amico. Quando arrivano i soccorsi, 40 minuti dopo, è distrutta. L’uomo è vivo, chiede dove lo porteranno e le sirene volano via. Torna alla macchina e scopre che la borsetta con i soldi, i documenti, le chiavi, è sparita. Mi racconta tutto piangendo, non per il furto, la fatica, il gelido autista del bus, ma perché ha chiamato l’ospedale e le hanno detto che l’uomo è morto. Perché nei film si salvano sempre? Vittoria, amica cara, questo è il mio inno alla tua anima grande. Voglio dirti che tu e i tuoi mille cloni siete la speranza che spinge me e il mondo, grazie.

Tua Papi

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