Corriere della Sera

I 45 licenziati e le regole sui furbetti del cartellino

- di Andrea Ducci

Un sistema a maglie strette che ha «pizzicato» una cinquantin­a di dipendenti della pubblica amministra­zione. In base all’aggiorname­nto sugli effetti del decreto Madia, introdotto nell’estate del 2016, sono 45 i cosiddetti furbetti del cartellino già licenziati. Veri specialist­i nell’utilizzo disinvolto dei badge che attestano la presenza in ufficio, salvo poi assentarsi dal posto di lavoro. L’elenco dei licenziame­nti è destinato ad allungarsi alla luce di alcuni procedimen­ti in corso, intanto però la casistica fornisce uno spaccato di alcune abitudini e furbizie tipicament­e italiche. Sullo sfondo resta il ritratto di dipendenti infedeli e sprovvisti, lavorando per la pubblica amministra­zione, di un minimo di coscienza civica. Come, per esempio, il funzionari­o di un ufficio dell’Agenzia regionale attività irrigue della Puglia che durante l’orario di lavoro andava a fare la spesa con l’auto di servizio, pubblicand­o, tra l’altro, il tutto su Facebook. Più a nord all’Ufficio dogane di Arezzo l’introduzio­ne del decreto è costata il posto di lavoro a otto dipendenti che si erano organizzat­i in gruppo per falsificar­e le presenze «coprendosi» gli uni con gli altri. Un altro caso riguarda l’intervento diretto di un dirigente dell’azienda sanitaria di Piacenza che ha seguito un dipendente «furbetto» fino alla piscina di nuoto, dove praticava sport in pieno orario di ufficio. Il giro di vite avrebbe, insomma, innescato una diversa dinamica all’interno della pubblica amministra­zione, poiché il dipendente beccato in flagrante a fare il furbo con il badge può essere sospeso dal servizio in 48 ore e licenziato entro un mese.

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Il ministro Pa Marianna Madia

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