«PUBBLICA O MUORI» SENZA PROGRESSO
P
ublish or perish. In italiano: pubblica o muori. È il mantra per tutti gli scienziati. Se non si «pubblica» non si fa carriera, non si attraggono finanziamenti, talvolta non si mantiene il posto di lavoro. Rendere noti i risultati delle proprie ricerche sulle riviste scientifiche del resto è fondamentale perché permette un confronto necessario: solo ciò che resiste al vaglio delle critiche ed è «replicabile» può essere accettato come credibile ed entrare a far parte a tutti gli effetti del bagaglio delle conoscenze condivise dalla comunità scientifica.
La corsa alla pubblicazione a ogni costo però può condizionare la qualità della ricerca. Una ricerca davvero originale può richiedere anni di lavoro prima di arrivare a essere pubblicata. Specialisti appositamente formati possono anche compilare revisioni sistematiche (ossia condotte con criteri di completezza e affidabilità su quanto la comunità scientifica sa con ragionevole certezza su uno specifico argomento).
Molti ricercatori conducono poi studi sostenuti da finanziamenti privati, e allora c’è da tenere conto dei possibili conflitti di interesse (che peraltro le riviste serie chiedono di dichiarare).
In questo complesso contesto particolari difficoltà finisce per incontrare la ricerca cosiddetta «di base» che ha bisogno di soldi, ma non ne restituisce, almeno nel breve periodo e richiede tempo, e quindi non garantisce pubblicazioni frequenti. Ma è questa la ricerca che getta molte delle fondamenta per le vere discontinuità necessarie al progresso scientifico prima, e tecnologico e sociale poi. Le pagine che seguono sono dedicate alle più recenti acquisizioni nella terapia genica, un settore che ormai fa più che intravedere risultati tangibili. Le prospettive che apre sono formidabili.
Al netto delle discussioni di carattere etico, tali orizzonti sono stati resi visibili da decenni di ricerche «silenziose», da passi appena percettibili, sostenuti da finanziamenti spesso provenienti solo da enti morali, onlus o charity che dir si voglia, che hanno messo i ricercatori in condizione di lavorare senza necessariamente e sempre essere soggetti al ricatto del publish or perish.
Ci sarebbe bisogno di una riforma a livello internazionale dei criteri di finanziamento, produzione e valutazione della letteratura scientifica perché possa davvero rappresentare quella fonte di nuove conoscenze fondamentali di cui c’è sempre bisogno.