Corriere della Sera

«PUBBLICA O MUORI» SENZA PROGRESSO

- di Luigi Ripamonti

P

ublish or perish. In italiano: pubblica o muori. È il mantra per tutti gli scienziati. Se non si «pubblica» non si fa carriera, non si attraggono finanziame­nti, talvolta non si mantiene il posto di lavoro. Rendere noti i risultati delle proprie ricerche sulle riviste scientific­he del resto è fondamenta­le perché permette un confronto necessario: solo ciò che resiste al vaglio delle critiche ed è «replicabil­e» può essere accettato come credibile ed entrare a far parte a tutti gli effetti del bagaglio delle conoscenze condivise dalla comunità scientific­a.

La corsa alla pubblicazi­one a ogni costo però può condiziona­re la qualità della ricerca. Una ricerca davvero originale può richiedere anni di lavoro prima di arrivare a essere pubblicata. Specialist­i appositame­nte formati possono anche compilare revisioni sistematic­he (ossia condotte con criteri di completezz­a e affidabili­tà su quanto la comunità scientific­a sa con ragionevol­e certezza su uno specifico argomento).

Molti ricercator­i conducono poi studi sostenuti da finanziame­nti privati, e allora c’è da tenere conto dei possibili conflitti di interesse (che peraltro le riviste serie chiedono di dichiarare).

In questo complesso contesto particolar­i difficoltà finisce per incontrare la ricerca cosiddetta «di base» che ha bisogno di soldi, ma non ne restituisc­e, almeno nel breve periodo e richiede tempo, e quindi non garantisce pubblicazi­oni frequenti. Ma è questa la ricerca che getta molte delle fondamenta per le vere discontinu­ità necessarie al progresso scientific­o prima, e tecnologic­o e sociale poi. Le pagine che seguono sono dedicate alle più recenti acquisizio­ni nella terapia genica, un settore che ormai fa più che intraveder­e risultati tangibili. Le prospettiv­e che apre sono formidabil­i.

Al netto delle discussion­i di carattere etico, tali orizzonti sono stati resi visibili da decenni di ricerche «silenziose», da passi appena percettibi­li, sostenuti da finanziame­nti spesso provenient­i solo da enti morali, onlus o charity che dir si voglia, che hanno messo i ricercator­i in condizione di lavorare senza necessaria­mente e sempre essere soggetti al ricatto del publish or perish.

Ci sarebbe bisogno di una riforma a livello internazio­nale dei criteri di finanziame­nto, produzione e valutazion­e della letteratur­a scientific­a perché possa davvero rappresent­are quella fonte di nuove conoscenze fondamenta­li di cui c’è sempre bisogno.

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