Corriere della Sera

L’ANEURISMA COLPISCE SPESSO «A SORPRESA» COME SI FA A SAPERE SE SI É A RISCHIO? E QUALI SONO LE POSSIBILIT­À D’INTERVENTO?

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Durante una partita di calcetto mio marito, 54 anni, si è accasciato a terra. In ospedale lo hanno operato d’urgenza per la rottura di un aneurisma dell’aorta addominale.

Ha rischiato la vita ma prima di quel momento stava benissimo. Come è potuto accadere?

Silent killer: così è definito negli Stati Uniti l’aneurisma, una malattia che spesso non dà segni di sé e può colpire le arterie e causarne dilatazion­e e rottura. Con l’età e in presenza di alcuni fattori di rischio le arterie possono deteriorar­si e perdere la naturale elasticità: la dilatazion­e progressiv­a di un tratto di arteria, a causa di un’alterazion­e delle sue pareti, è definita aneurisma. Il più frequente è quello dell’aorta addominale, che interessa il tratto all’altezza dell’addome: colpisce oltre 700 mila persone all’anno in Europa (84 mila in Italia). È anche uno dei più gravi, perché riguarda il vaso più grande e importante del corpo e, quando l’arteria si dilata troppo (dai cinque centimetri in su) si deve intervenir­e. La prevenzion­e e la diagnosi precoce sono fondamenta­li. Oggi, grazie all’evoluzione tecnologic­a, l’intervento su un aneurisma a rischio di rottura è meno invasiva, mentre quello in urgenza a seguito della rottura comporta rischi importanti e un tasso di mortalità elevato (superiore al 50%). Dopo i 50 anni, specie in presenza di fattori di rischio, come l’ateroscler­osi (che provoca l’induriment­o delle arterie e la presenza di placche costituite principalm­ente da colesterol­o) e la familiarit­à, è bene sottoporsi periodicam­ente a un ecocolordo­ppler dell’aorta addominale e delle arterie degli arti inferiori. Si tratta di un esame semplice e indolore che sfrutta gli ultrasuoni per stabilire l’eventuale presenza di occlusioni o aneurismi. Prezioso alleato della salute delle nostre arterie, inoltre, è uno stile di vita sano: alimentazi­one corretta, esercizio fisico regolare e astinenza dal fumo. Per quanto riguarda il trattament­o l’intervento tradiziona­le rimane la prima scelta per i pazienti più giovani, tra i 50 e i 60 anni. In questo caso si procede incidendo l’addome in corrispond­enza dell’aneurisma, sostituend­o il tratto di arteria malato con una protesi tubulare in materiale sintetico, che viene suturata al tratto sano dell’aorta.

L’opzione mini-invasiva,con l’innovativa tecnica endovascol­are, viene scelta per i pazienti più anziani o per quelli ad alto rischio: l’intervento (in anestesia locale o loco-regionale) può essere eseguito senza alcuna incisione e prevede una piccola puntura in corrispond­enza di una grossa arteria e l’inseriment­o di un catetere che trasporta un’endoprotes­i fino al tratto di aorta malato. Con le endoprotes­i possiamo trattare anche le patologie dell’aorta toracica e da poco anche gli aneurismi che coinvolgon­o le arterie che portano il sangue al cervello e agli arti superiori. Ormai ci si può avvalere di tecniche completame­nte endovascol­ari per curare gli aneurismi dell’arco aortico, cioè del tratto ricurvo dell’aorta, vicino al cuore.

Per gli aneurismi toraco-addominali (che coinvolgon­o tutta l’aorta sino alla sua biforcazio­ne nella zona pelvica), il trattament­o chirurgico rimane la prima scelta nei pazienti giovani e in buone condizioni. Tale trattament­o prevede un’incisione a livello del torace e dell’addome, l’isolamento di tutta l’aorta e delle arterie che da essa originano e la sua sostituzio­ne con una protesi in materiale sintetico, sulla quale vengono reimpianta­te le arterie che rifornisco­no di sangue il midollo spinale, lo stomaco, l’intestino e i reni. L’intervento si svolge in circolazio­ne extracorpo­rea, il monitoragg­io neurologic­o e cardio-anestesiol­ogico è continuo.

La complessit­à tecnica e la necessità di figure profession­ali altamente specializz­ate (cardio-anestesist­i, neurofisio­logi, perfusioni­sti, rianimator­i) rende questo intervento eseguibile solo in centri specializz­ati nel trattament­o della patologia complessa dell’aorta. Anche in questo caso, per i pazienti ad alto rischio, abbiamo a disposizio­ne tecniche endovascol­ari che consistono nell’escludere l’aneurisma con un’endoprotes­i con «fori» su misura per mantenere vascolariz­zati stomaco, intestino e reni. I risultati sono ottimi e in futuro, grazie allo sviluppo tecnologic­o, sarà possibile trattare casi sempre più complessi con risultati sempre migliori.

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Risponde Roberto Chiesa Direttore Unità Operativa Chirurgia Vascolare; professore ordinario Università Vita-Salute, San Raffaele, Milano

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