GLI ALLEATI NECESSARI PER GLI USA
Le parole di Donald Trump a Davos – «l’America anzitutto non è un’America isolata» – appartengono alla categoria delle affermazioni ingannevoli e poco tranquillizzanti. L’isolazionismo non è estraneo alla storia degli Stati Uniti. Fu isolazionista Washington, il padre della nazione, quando, congedandosi dalla vita pubblica, raccomandò ai suoi connazionali di non lasciarsi coinvolgere nelle beghe degli Stati europei. Erano isolazionisti i senatori che rifiutarono di ratificare i trattati di Versailles e non permisero al loro Paese di aderire alla Società delle Nazioni (un’organizzazione concepita dal loro presidente). Era isolazionista il Congresso che avrebbe impedito a Franklin D. Roosevelt di entrare in guerra, alla fine del 1941, se l’attacco giapponese di Pearl Harbor non avesse suscitato la rabbia e l’indignazione del popolo americano. Vi sono tracce di isolazionismo anche nelle tentazioni unilateraliste a cui l’America ha spesso ceduto nel corso della sua storia. Ma lo Stato di cui Trump è diventato presidente dopo le elezioni del 2016 è molto diverso dall’America di allora. È un Paese che nel corso degli ultimi settanta anni ha consolidato la propria egemonia costruendo una fitta rete di alleanze, associazioni, partenariati, istituzioni supernazionali e responsabilità condivise. Crede davvero Donald Trump di potere fare l’America «great again» (nuovamente grande) se rinuncia a questi strumenti?