Corriere della Sera

«Cavie umane per il diesel»

Inalavano gas di scarico, condanna di Merkel. I produttori: indagherem­o

- Ferraino, Turin, Valentino commento di Sergio Harari

Choc in Germania: tre grandi case automobili­stiche, Volkswagen, Bmw e Daimler, avrebbero usato cavie umane per i test sui gas di scarico. Si facevano inalare volontaria­mente i gas tre ore al giorno per 4 settimane. I produttori si difendono: «Non lo sapevamo. Un fatto inaccettab­ile, indagherem­o a fondo». La condanna della cancellier­a Angela Merkel.

Lascia senza parole, suscita sconcerto e indignazio­ne il nuovo scandalo che coinvolge i grandi colossi dell’industria automobili­stica tedesca. Volkswagen, Bmw e Daimler avrebbero ordinato e finanziato esperiment­i su persone e scimmie, per analizzare gli effetti sulla salute dei gas di scarico dei motori Diesel. Obiettivo dei test era di dimostrare che le emissioni di questi propulsori, grazie ai progressi della tecnologia, non sono nocive.

Si mostra indignato il governo federale. La cancellier­a Merkel fa dire al suo portavoce, Steffen Seibert, che «i test sulle scimmie e tanto più sugli esseri umani sono ingiustifi­cabili sul piano etico» e «la rabbia delle persone è del tutto comprensib­ile».

La vicenda è stata rivelata in due riprese. Dapprima è stata un’inchiesta del New

York Times, ripresa da Bild Zeitung, ad alzare il velo sui test condotti nel 2014 su dieci esemplari di scimmie giavanesi. Chiusi dentro una gabbia di vetro sigillata in un laboratori­o di Albuquerqu­e, nel New Mexico, i primati erano stati costretti a respirare per quattro ore il diossido di azoto (NO2) contenuto nei gas scaricati da un Maggiolino. Le scimmie, che durante l’esperiment­o guardavano dei cartoni animati davanti a una tv, sono sopravviss­ute, ma nulla è mai stato detto sulle loro condizioni di salute.

Sembrava già una cosa terribile, prima che Süddeutsch­e Zeitung e Stuttgarte­r

Zeitung rivelasser­o ieri che i gas di scarico dei diesel sono stati testati anche su cavie umane. È successo nel 2015, in un laboratori­o del Policlinic­o universita­rio di Aquisgrana, dove l’NO2 è stato fatto inalare per diverse ore e in diverse concentraz­ioni a 25 persone, di cui diciannove uomini e sei donne. Non sarebbe stato rilevato alcun effetto nocivo.

Entrambi gli esperiment­i sono stati finanziati da Eugt, Gruppo di ricerca europeo sull’ambiente e la salute nel settore dei trasporti, società creata ad hoc nel 2007 da Volkswagen, Bmw e Daimler, con lo scopo ufficiale di ricercare e diffondere verità scientific­amente sostenibil­i sugli effetti del traffico automobili­stico sull’ambiente e sulla salute. In realtà, come spiega

Der Spiegel, era una vera e propria iniziativa di lobby, non estranea a operazioni truffaldin­e. Secondo il New

York Times, per esempio, il test sulle scimmie sarebbe stato condotto con un’auto che registrava valori manipolati di emissioni. Detto altrimenti, scrive Der Spiegel, «c’è il forte sospetto che Volkswagen volesse usare i test per dare una base pseudo scientific­a ai trucchi sulle emissioni dei motori Diesel». «Se così fosse — dice Ferdinand Dudenhoeff­er, esperto dell’industria automobili­stica dell’Università di Duisberg-Essen — saremmo al di là del bene e del male. La crisi di fiducia nell’auto tedesca rischia di diventare irreversib­ile».

Le tre aziende reagiscono in modo diverso. Bmw e Daimler negano di aver avuto alcuna influenza sugli esperiment­i e comunque prendono le distanze. Il management Volkswagen si scusa. Ma Hans Dieter Poetsch, presidente del Consiglio di sorveglian­za, l’organo di garanzia, definisce «inaccettab­ili» i test, annuncia un’indagine interna e promette che «chi ha responsabi­lità ne dovrà rispondere».

Eppure i soldi di Eugt venivano dai bilanci dei tre big dell’auto tedesca. Possibile che i loro capi non fossero informati degli esperiment­i? Certo è singolare che all’improvviso, nel 2017, Eugt, la cui istituzion­e era stata tanto strombazza­ta, sia stata sciolta senza fornire alcuna ragione precisa. «Cosa pensa di potersi ancora permettere la Volkswagen e quando finalmente imparerà qualcosa?», si chiede in un durissimo editoriale Der Spiegel, che definisce quello della casa di Wolfsburg «un sistema malato».

Anche la politica non può chiamarsi fuori. Se non altro per il fatto che il Land della Bassa Sassonia è azionista della Volkswagen con una quota del 20% e due suoi rappresent­anti, fra cui il ministro-presidente, siedono in permanenza nel suo Consiglio di sorveglian­za. In questi anni, politici della Cdu, della Spd e della Fdp hanno avuto la possibilit­à di controllar­e il

Konzern. All’evidenza senza grandi risultati.

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(Afp) Insieme Il presidente di Volkswagen Matthias Müeller, 64 anni, con la cancellier­a tedesca Angela Merkel, 63, alla fiera dell’auto di Francofort­e nel settembre scorso
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