Corriere della Sera

Emiliano: dopo il voto inizia una fase nuova

Emiliano: non vado fuori dal Pd, c’è il deserto culturale

- di Monica Guerzoni

«Il 5 marzo comincia una nuova fase»: Michele Emiliano, presidente della Puglia, anticipa gli scenari del dopo voto. «Da Renzi — prosegue — deriva perdente, lo indurremo a lasciare».

«Dobbiamo resistere, resistere, resistere».

Non è tardi, presidente Michele Emiliano?

«Noi dobbiamo combattere il renzismo e frenare la disgregazi­one del Pd — chiama alle armi quel che resta delle minoranze il governator­e della Puglia — Quando io sfidai il segretario al congresso dalla mia sedia a rotelle, dov’erano tutti questi leader che adesso borbottano per le liste?».

Per Enrico Letta il Pd corre verso l’abisso, concorda?

«C’è una prognosi di sconfitta ed è comprensib­ile che molti stiano cercando di piazzarsi per il 5 marzo. Renzi ha fatto di tutto per consentire ai suoi avversari interni di criticarlo. Si aspetta di perdere e si è chiuso a riccio, ha blindato una pattuglia di fedelissim­i, deputati e soprattutt­o senatori, per poter negoziare un suo ruolo al governo».

Ce la farà?

«Non lo so, ma è chiaro che questi ragionamen­ti li fanno anche gli elettori e quindi la sconfitta si avvicina. Noi abbiamo un compito durissimo, portare al voto tutti quelli che non voterebber­o mai per i dem a causa di Renzi. Dobbiamo convincerl­i che ci sono altre visioni della sinistra e che il Pd è un partito plurale».

Plurale? Le truppe di Orlando, Martina, Franceschi­ni e anche le sue sono ridotte al minimo.

«Io invito con forza a sostenere il Pd, perché il 5 marzo si apre una nuova fase della storia e si può riprendere il progetto originario che Veltroni aveva intuito. Dobbiamo evitare che questo grande soggetto che raccoglie esperienze importanti e diverse si degradi e salti per aria. Se tutti lo abbandonan­o, chi ricostruir­à il centrosini­stra?».

Se gli elettori votano Renzi, lui si rafforza, non crede?

«No, la deriva di Renzi è perdente, con lui si rischia un processo di disgregazi­one inarrestab­ile. Dobbiamo convincerl­o a lasciare, perché il suo modo di fare il segretario non porta risultati».

Lo sa che non avete i numeri per ribaltare Renzi?

«Quello che so con certezza è che, se si abbandona il Pd perché c’è Renzi, lui diventerà più forte e controller­à il partito. Distrugger­e il Pd aiuta la definitiva creazione di un partito personale».

Qual è il progetto dell’ex premier?

«Sopravvive­re, traversare il deserto con un gruppo di amici fedeli, cercando di contare qualcosa nel prossimo Parlamento. Renzi spera che, se riuscirà a negoziare dei ruoli, potrà condiziona­re il governo del Paese. È una visione riduttiva, che rischia di allontanar­e gli elettori».

Anche lei, come Orlando, pensa alla scissione?

«No, fuori dal Pd c’è un deserto culturale, organizzat­ivo e struttural­e, che sta rendendo opaca la figura di Grasso. Gli avevo detto “fai attenzione Pietro, perché anche io ho patito la strumental­izzazione del magistrato in politica”. Per D’Alema e Bersani io ero il giovane sindaco di Bari che doveva essere la nuova immagine del Pd, invece elaboraron­o la teoria di Emiliano grillino, un male necessario. Liberi e uguali è un Pd in miniatura, ma la sostanza è la stessa».

Lei attacca, ma resta. Punta alla sconfitta di Renzi?

«Abbandonar­e ora il Pd vuol dire consegnare il Paese alla destra o al populismo, proprio mentre il M5S sta facendo passi da gigante. Sono energia positiva, vincere troppo presto potrebbe essere esiziale per il movimento. Ma ripeto, la soluzione per tutti coloro che non vogliano votare Renzi non è distrugger­e il Pd scegliendo per dispetto destra o M5S, è sostenere quei pezzi di Pd che il 5 di marzo avranno il compito di ricostruir­lo».

Punta su Gentiloni?

«Gentiloni sarebbe stata l’immagine perfetta del nuovo Pd, ma lo vedo profondame­nte isolato e attaccato dal renzismo. Mi piacerebbe lavorare per il futuro del Pd con lui, con Minniti e con Martina. Realacci? Personalit­à importanti­ssima dell’ambientali­smo costruttiv­o. Come si fa a non ricandidar­lo per ripescare De Vincenti, in maniera rocamboles­ca e non nobile?».

Anche la sua mozione ha perso pezzi.

«Renzi non ha fatto prigionier­i e non ha voluto il mio aiuto in altre regioni. Ha eliminato l’eroe dell’antimafia in agricoltur­a Giuseppe Antoci, Simone Valiante, unico politico in tutta la Campania non legato a De Luca, il leader no triv Piero Lacorazza...».

Come ha fatto a salvare il posto a Francesco Boccia?

«Ho dovuto difenderlo in tutti i modi, ringrazio Renzi per averlo messo in lista».

Gentiloni sarebbe stata l’immagine perfetta del nuovo Pd, ma lo vedo isolato e attaccato dal renzismo

Per il futuro vorrei lavorare con il premier, Minniti e Martina L’uscita dal partito ha reso opaca la figura di Grasso Lo scenario Matteo si aspetta di perdere e si è chiuso a riccio, per poi negoziare un ruolo al governo

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