Elezioni, la mappa dei candidati nei collegi Sfide Di Maio-Sgarbi e Boschi-Biancofiore
Corrono i big, esclusi gli ex An. Ripescata in extremis De Girolamo Il caso del candidato abruzzese che aveva partecipato alla Leopolda
Depositate le liste, si delineano le sfide nei collegi per le elezioni del 4 marzo. Nessuno dei big è sceso in campo contro il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che si presenta a Roma. A Bolzano sfida tra Maria Elena Boschi e Michaela Biancofiore. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi darà l’assalto al fortino di Luigi Di Maio a Pomigliano d’Arco. Nel collegio di Milano Bruno Tabacci affronta Cristina Rossello e Laura Boldrini.
La notte è stata lunghissima, e scandita come ogni vigilia di chiusura delle liste da pianti, grida, proteste, esultanze e delusioni. Si sono presi tutto il tempo possibile nel centrodestra per presentare le candidature, depositate ieri, ma non è bastato per evitare le polemiche. Nonostante non ci siano casi clamorosi — come per Cosentino, Scajola alle scorse elezioni — soprattutto in Forza Italia è stata una dura lotta.
Il criterio scelto dagli azzurri era chiaro fin dall’inizio: un terzo delle candidature per gli uscenti, un terzo per la società civile più radicata sul territorio, un terzo di militanza storica e proveniente spesso da esperienze amministrative. Percentuali più o meno rispettate, con quasi tutti i big riconfermati, con la promozione della classe dirigente interna che ha dimostrato «competenza e affidabilità» (capilista in varie regioni non solo ex ministri come Gelmini, Bernini, Carfagna, Brunetta, Brambilla, ma anche Giacomoni, Calabria, Baldelli, Bergamini tra i tanti), con la scelta di professionisti di ogni settore (dall’avvocato di Berlusconi nella causa con la ex moglie, Cristina Rossello, a imprenditori come Fabio Franceschi nel Veneto, al presidente della Cassa forense Nunzio Luciano in Molise), con volti simbolo (quello dell’atleta paraolimpica Giusi Versace), con tanti fedelissimi: entrano tutti i collaboratori dello staff di Berlusconi (dalla Ronzulli a Ruggeri a Barachini), uomini dell’azienda come il vice presidente Fininvest Pasquale Cannatelli e Adriano Galliani.
Ma tra tante conferme ci sono pure esclusi abbastanza eccellenti: non è ricandidato Rocco Crimi, non lo sono coordinatori regionali come Palmizio e Ceroni, non lo è Razzi, né Carraro, né Antonio Martino (per sua scelta), né D’Alì. È stata decimata la pattuglia degli ex An, sono a rischio nomi un tempo potentissimi del partito come Mariarosaria Rossi. È rientrata per il rotto della cuffia, dopo essersi precipitata ieri ad Arcore per protestare violentemente, Nunzia De Girolamo, che «fatta fuori» nella notte, come lei stessa si è lamentata con il leader, dal partito campano guidato da De Siano: era seconda in lista dopo Sibilia, quasi out, è stata spostata come capolista in Emilia grazie all’occhio attento di Gregorio Fontana che si è accorto della trappola.
E proprio in Campania c’è tanto malumore per aver puntato sul blocco guidato da Cesaro, nella regione dove correranno Sandra Lonardo Mastella e Claudio Lotito, che sarà candidato a Salerno. Ma è caos anche in Basilicata, dove si dimette il coordinatore vicario Dina Sileo denunciando il «mercato delle vacche che avrà esiti nefasti», e c’è contestazione in Puglia, a Lecce si scontrano il direttivo e il coordinatore locale, si dovrà assorbire la rabbia in Liguria con Toti che non è riuscito a promuovere i suoi candidati. In Abruzzo invece scoppia il caso dell’imprenditore Antonio Martino, candidato all’Aquila ma considerato «renziano» per la sua partecipazione alla Leopolda tre anni fa: «Raccontai solo la mia esperienza, non ho la tessera del Pd» la sua difesa.
Più tranquilla la situazione in casa Lega: qualche escluso eccellente (Stucchi), «oltre 100 amministratori in campo» dice soddisfatto Matteo Salvini che ha compilato liste a sua immagine e somiglianza e si è giocato il jolly Giulia Bongiorno come volto noto e ha riconfermato Bossi ma, dopo aver detto che avrebbe sfidato gli altri leader, si presenta in realtà da capolista in parecchi listini proporzionali ma non nell’uninominale. Solide e di partito infine appaiono le candidature di FdI, mentre tutti i big di Noi con l’Italia corrono in collegi sicuri.
Il criterio Un terzo agli uscenti, un terzo alla società civile, un terzo ai militanti storici