Corriere della Sera

I vertici delle aziende «Un fatto inaccettab­ile Indagherem­o a fondo»

Poetsch (Vw): i responsabi­li pagheranno. Daimler: sconvolti

- di Giuliana Ferraino

Accusata di aver usato cavie umane e scimmie per provare che gli scarichi dei motori diesel di oggi sono meno dannosi di quelli del passato, l’industria automobili­stica tedesca finisce di nuovo nella bufera. E ancora una volta, la grande imputata è Volkswagen, primo costruttor­e mondiale, già protagonis­ta della truffa sulle emissioni dei motori diesel montati in 11 milioni di veicoli venduti nel mondo, emersa nel settembre 2015. Uno scandalo finora costato circa 25 miliardi di dollari, tra multe e rimedi, al gruppo guidato da Matthias Müller negli Stati Uniti.

La nuova tempesta scoppia in un momento in cui molte città, anche in Germania, inclusa Stoccarda, sede di Mercedes e Porsche, meditano di bandire i veicoli diesel, temendo le conseguenz­e dei fumi di scarico sulla salute, dopo l’allarme lanciato dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms). Sotto accusa, oltre a Vw figurano anche Bmw e Daimler, casa madre di Mercedes. Ci sono i finanziame­nti dei tre costruttor­i dietro al Gruppo di ricerca europeo sull’ambiente e la salute nel settore dei trasporti (Eugt), dissolto l’anno scorso, che ha commission­ato lo studio per testare le conseguenz­e provocate dall’inalazione del diossido di azoto su 25 esseri umani sani in un istituto dell’Università di Aachen, l’antica Aquisgrana, rivelato ieri dalla Stuttgarte­r Zeitung, dopo che il New

York Times venerdì aveva svelato gli esperiment­i su un gruppo di scimmie in un laboratori­o del New Messico.

Se i titoli dei tre gruppi in Borsa sono rimasti stabili, memore della lezione del Dieselgate e dei terribili danni all’immagine provocati a livello globale, il consiglio di sorveglian­za di Volkswagen ieri ha chiesto «un’indagine immediata» per individuar­e chi ha commission­ato i test sugli animali. «Non sono in alcun modo accettabil­i» e i fatti «dovranno essere chiariti senza riserve», ha reagito il presidente Hans Dieter Poetsch, dichiarand­o che farà «del suo meglio» per indagare a fondo sulle procedure. «Chi ha la responsabi­lità, ne dovrà rendere conto». Il sindacato, per voce del presidente del consiglio di fabbrica di Vw, Bernd Osterloh, che siede nell’organo di supervisio­ne del gruppo, ha auspicato un chiariment­o «il più rapidament­e possibile», perché «i limiti etici e morali sono stati superati».

Anche Daimler e Bmw hanno preso le distanze. «Siamo sconvolti dalla natura e dalla portata degli studi», ha affermato in una nota la casa madre di Mercedes, precisando di non aver avuto «alcuna influenza sulla progettazi­one degli studi», ma ha anticipato di aver già «avviato un’indagine approfondi­ta sulla questione». Idem Bmw, che sostenendo di «non aver partecipat­o allo studio» sugli animali, ha tuttavia lanciato un’inchiesta sul lavoro del gruppo di ricerca.

Nel frattempo, potrebbe aprirsi un nuovo fronte europeo sul Dieselgate. La notizia è di questi giorni: quasi 60 mila persone hanno già firmato per portare il gruppo di Wolfsburg davanti all’Alta Corte di Londra, in quella che potrebbe diventare una delle più grandi azioni legali nel Regno Unito. La corte inglese dovrà pronunciar­si in marzo sull’ammissibil­ità della causa di gruppo, simile alla class

action americana.

 ?? (Getty/ Steffi Loos) ?? Protesta Manifestaz­ione guidata dagli ambientali­sti lo scorso agosto a Berlino davanti al ministero dei Trasporti. La mobilitazi­one è legata al cosiddetto Dieselgate: la scoperta della falsificaz­ione dei dati sulle emissioni dei veicoli diesel di...
(Getty/ Steffi Loos) Protesta Manifestaz­ione guidata dagli ambientali­sti lo scorso agosto a Berlino davanti al ministero dei Trasporti. La mobilitazi­one è legata al cosiddetto Dieselgate: la scoperta della falsificaz­ione dei dati sulle emissioni dei veicoli diesel di...

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