«Sui Modigliani sarà battaglia di perizie Ma è ridicolo pensare a un inganno»
La mostra non aveva caratteristiche differenti da molte che l’hanno preceduta; la si è scelta per innescare battaglia in vista del centenario del 2020 Il curatore ha un dossier per ogni opera
La fortuna postuma di Modigliani è stata accompagnata da scorribande di esperti, via vai di «attribuzioni» e creazione di falsi, come le teste realizzate a Livorno da quattro bontemponi nel 1984 ritenute «autentiche» da Giulio Carlo Argan. L’ultimo caso giudiziario su Modì riguarda l’esposizione del luglio scorso a Palazzo Ducale di Genova realizzata da MondoMostre Skira e curata da Rudy Chiappini, accusata dagli «esperti» Carlo Pepi e Marc Restellini di esporre anche opere false: il 14 luglio scorso il procuratore di Genova Paolo D’Ovidio ne ha fatte sequestrare 21 delle 60 esposte. Mostra chiusa e curatore, presidente di MondoMostre Massimo Vitta Zelman e uno dei prestatori, Joseph Guttmann, finiti sotto inchiesta. Nella perizia di Isabella Quattrocchi (incaricata dalla Procura), resa nota nei giorni scorsi, si legge che i 21 quadri sono «dei grossolani falsi» e si lascia intendere un certo dolo: «La mostra era stata programmata così», ed era «buia non per caso».
Accusa inaccettabile per Massimo Vitta Zelman che, come Palazzo Ducale, si sente parte lesa...
«Siamo il maggior produttore di mostre come Caravaggio a Palazzo Reale (358 mila visitatori, prorogata sino al 4 febbraio), con Palazzo Ducale di Genova continuiamo la collaborazione e abbiamo come interlocutori pubbliche amministrazioni e grandi musei: il solo pensiero che un produttore così s’inventi qualcosa di dubbio è ridicolo».
Perché, allora, l’attacco di Pepi e Restellini?
«Su Modigliani avevamo realizzato le mostre di Pisa e Torino del 2015 che comprendevano anche due delle opere ora messe in discussione, e Pepi aveva lui stesso prestato un disegno. Quanto a Restellini aveva curato per Skira il catalogo dell’antologica del 2003 su Modì».
Come avete scelto il curatore Rudy Chiappini?
«Abbiamo pensato a un curatore con competenza ma fuori dalla fanghiglia che accompagna gli intrighi su Modì. Con Chiappini avevamo lavorato su Modigliani a Lugano in una mostra definita impeccabile nel 1999. Con Palazzo Ducale stabilimmo linee guida per le opere da esporre: non presentare opere prive di un precedente percorso espositivo e solo con bibliografia documentata».
Da dove provengono le 21 opere ritenute false?
«Da collezioni private, ivi compresa la Pasquinelli, la cui opera fu notificata nel 1982 dal ministero italiano. Poi dalla collezione Guttmann, il cui proprietario è entrato tra i responsabili della mostra».
Sono falsi secondo lei?
«Ci sono perizie, ma i proprietari faranno controperizie e vedremo l’esito. La mostra non aveva caratteristiche differenti da molte che l’hanno preceduta; la si è scelta per innescare una battaglia in vista del centenario del 2020».
Chiappini cosa dice?
«Ha un dossier opera per opera. Ma è anni che si scontrano attribuzioni su Modì».
Come risponde alle accuse del perito Quattrocchi?
«Non entro nel discorso delle sue competenze, ma alcune affermazioni sono grossolane, come quella relativa a un percorso pensato ad arte per ingannare. Noi, Palazzo Ducale, Chiappini e l’allestitore ci siamo messi d’accordo per ingannare? È risibile».
Prossime mosse?
«Attendiamo di essere stralciati in quanto non coinvolti in eventuali responsabilità ma parti lese».