Nuove regole per i contratti: sì di Cisl e Uil Ma la Cgil frena
«Il contratto nazionale individuerà i minimi tabellari intesi come trattamento economico minimo. Il Tem varierà in funzione degli scostamenti registrati nel tempo dall’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi membri della Comunità europea, depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati». Questo l’ultimo testo a cui è giunta la trattativa sulla riforma dei modelli contrattuali. Siamo all’ultimo miglio. La nuova stesura incontra il favore di Confindustria. Nel sindacato positiva la Cisl (ieri l’esecutivo ha dato il mandato a chiudere) e la Uil (esecutivo giovedì scorso). Manca all’appello la Cgil (vicina al congresso, previsto a dicembre). Ieri pomeriggio a Milano si sono incontrati i segretari generali delle strutture regionali e delle categorie. Venerdì scorso il segretario generale Susanna Camusso aveva messo le mani avanti con un tweet: «Troppi danno per chiuso il confronto. C’è ancora tanta strada da fare». Nella riunione di ieri sono state espresse diverse perplessità. Sul ruolo del welfare nei contratti nazionali, per esempio. Sul fatto che l’Ipca non sia il parametro più adeguato (la Cgil non lo accettò già nel 2009). E sul calcolo degli aumenti solo sui minimi tabellari. Insomma, per la Cgil serve un supplemento di trattiva. Che ne diranno gli interlocutori al tavolo?