Corriere della Sera

Commission­e banche, è rottura sulle conclusion­i

M5S: soluzioni non condivisib­ili. Salta l’idea del fondo per i risarcimen­ti. Resta l’ipotesi della Superprocu­ra

- Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

I parlamenta­ri del Movimento 5 Stelle giudicano la proposta «irricevibi­le», quelli di Liberi e Uguali avevano già fatto sapere che non avrebbero concesso il via libera. Rischia dunque di chiudersi senza accordo il lavoro della Commission­e banche. Perché la relazione finale messa a punto dal presidente Pier Ferdinando Casini — facendo la sintesi delle proposte arrivate dai vari gruppi parlamenta­ri — fa emergere la distanza tra i partiti nell’affrontare i motivi e soprattutt­o i rimedi per una crisi che ha coinvolto migliaia di risparmiat­ori. E perché si trasforma in materia di scontro da campagna elettorale. Non a caso non c’è alcun giudizio su quanto avvenuto in questi ultimi due anni e, come viene specificat­o nella premessa, «si è convenuto all’unanimità sull’esigenza di limitare la proposta conclusiva formulata dal Presidente ai soli aspetti di tipo “propositiv­o”». «Si tratta di una soluzione non condivisib­ile», anticipa Carlo Sibilia: «Il danno ai cittadini non deriva da una carenza di legge ma da un gigantesco conflitto di interessi tra politica e banche».

Le porte girevoli

I 5 stelle avevano chiesto il divieto di almeno 6 anni dal momento delle dimissioni per i dipendenti degli organi di vigilanza — ma anche di magistrati e ufficiali della guardia di finanza — per andare a lavorare per le “controllat­e”. Nella relazione si riconosce la necessità di porre «limiti più stringenti al fenomeno, anche per gli ex funzionari della Vigilanza che vadano in studi legali e società di consulenza». Ma si propone di applicare lo “sbarrament­o” a tre anni già previsto per i dipendenti pubblici per evitare i conflitti di interesse, sia pur non escludendo «un periodo di interdizio­ne più lungo».

La Superprocu­ra

Una delle contestazi­oni più gravi ai banchieri delle Popolari ha riguardato l’erogazione di finanziame­nti condiziona­ndoli all’acquisto di azioni o di obbligazio­ni della banca. Il “suggerimen­to” è di «prevedere la procedibil­ità d’ufficio per detti reati e per il reato di corruzione privata, se commessa in ambito bancario». Su questo e su altri aspetti «si ritiene che il futuro Parlamento nella sua autonomia dovrà valutare se il numero dei procedimen­ti in corso in tutta Italia, per fatti di rilevanti dimensioni, e la tipologia dei reati in questione, che raramente sono connotati da ramificazi­oni sul territorio e quindi dalla necessità di una costante messa in comune dei dati raccolti nelle indagini, richiedano la costituzio­ne di una Procura nazionale».

Niente «fondo»

Tra le misure ritenute «indispensa­bili» dalle opposizion­i c’era la creazione di un fondo destinato alle vittime dei dissesti delle banche. Il M5S voleva che fosse alimentato dal versamento di una parte dei compensi di manager e consiglier­i di amministra­zione da tenere a disposizio­ne per i cinque anni successivi alla fine del mandato. Provvedime­nto evidenteme­nte ritenuto non realizzabi­le e infatti nel testo finale non compare, mentre viene evidenziat­a la necessità di «approfondi­re se rafforzare il potere regolament­are alla Consob in modo da definire gli standard minimi di questionar­io e la determinaz­ione di tagli minimi dei prodotti finanziari più rischiosi destinati al mercato retail da prevedersi via via più elevati con l’incremento del rischio».

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